'Fuori rotta', il viaggio di Andrea Segre diventa documentario | Giornale dello Spettacolo
Top

'Fuori rotta', il viaggio di Andrea Segre diventa documentario

"Fuori rotta" è il nuovo progetto di Andrea Segre che mescola video, fotografia e scrittura, per riflettere sul viaggio, sulle migrazioni e la conoscenza.

'Fuori rotta', il viaggio di Andrea Segre diventa documentario
Preroll

GdS Modifica articolo

29 Ottobre 2014 - 18.34


ATF

Il regista è partito il 18 ottobre 2014, insieme a Simone Falso e Matteo Calore, per iniziare le riprese di questo suo nuovo documentario che uscirà nel 2015 e che chiunque potrà seguire grazie ai diari di viaggio e di ripresa in diretta registrandosi sul sito. Viaggeranno attraverso la regione Kazaka occidentale, intorno alle sponde del Mar Caspio “dove i paesaggi immensi delle grandi steppe d’oriente si incrociano con i segni del passato sovietico e della presente industrializzazione”. Ma l’itinerario è solo un canovaccio, il progetto infatti non ha una mèta né una durata precisa “uscire FuoriRotta sarà inevitabile”. La rotta cambierà di volta in volta e le tappe diventeranno la trama di un unico racconto.

Il primo diario “dalla nave bloccata”. Ore 13.00 di mercoledì 22 ottobre 2014, siamo fermi all’interno della nave mercantile azera Agdam da ormai undici ore. Ieri sera alle 22.30 ci hanno portato di corsa al nuovo porto di Baku, ad oltre 80 km dalla città. Nel deserto notturno tre poliziotti con grandi cappelli verdi hanno controllato i nostri passaporti, con gentilezza e evidentemente divertiti dalla nostra bizzarra presenza di viaggiatori insoliti. Non c’era nessun altro, solo grandi spazi di cemento e le casette di metallo bianco della dogana. Abbiamo aspettato qualche minuto, l’aria era fredda, ma il vento tagliente che ci aveva accolto due giorni prima a Baku si era calmato.

Un minibus Daewoo è venuto a prenderci, i sedili ancora incelofanati e nessun passeggero tranne noi. Poche centinaia di metri e il giovane autista azero ci lascia all’entrata di una grande banchina, nuova di zecca e sovrastata dalla scritta blu “Baku Limani 2014″, il nuovissimo porto inaugurato a quanto pare da meno di due settimane.

Un altro poliziotto dal grande cappello verde ci ha accolti con un enorme interminabile sorriso stampato sulla sua faccia ereditata dall’occupazione russa che ha controllato l’Azerbajan nei 70 anni di regime sovietico. Il suo sorriso ci ha accompagnati fino al pontile ferroviario attraverso il quale grandi vagoni bombati uscivano dalla pancia della motonave Agdam come lenti ippopotami di acciaio arrugginito.

Secondo diario “la bolla Agdam”. Venerdì 24 ottobre. Il tempo non è sospeso, è immobile. Eppure scorre. Non capita quasi mai nelle nostre vite di dover semplicemente aspettare e di doverlo fare senza sapere per quanto tempo. Viviamo in un pezzo di mondo e in un era in cui la programmazione del tempo è alla base della nostra quotidianità.

Alle 8 si va a scuola, alle 9 si entra in ufficio, alle 10 c’è ricreazione, palestra dalle 11.15 alle 12, il treno è alle 14.26, la babysitter viene per due ore, il supermercato chiude alle 14, alle 15.30 appuntamento con il commercialista, alle 18 il dentista e il cinema è alle 20.10, 22.15 il secondo spettacolo. E così ogni giorno. Ogni settimana, ogni mese. Con la certezza che alle 24 il giorno finisce e alle 00 inizia e che se oggi è sabato domani non si va a scuola, spesso anche se è venerdì. Qui sulla nave Agdam di fronte al porto di Aktau tutto ciò non esiste.

Le steppe di Aktau. Gunedì 27 ottobre. Forse non c’è una via possibile per creare dialogo tra passato e futuro quando il passato è troppo pesante; ad Aktau di certo sembra non esserci. Tutto è intreccio tra ciò che fu e ciò che vuole diventare, ma le due dimensioni sembrano non guardarsi, non sfiorarsi, anche se in realtà appartengono alla vita di tutti. Grandi Suv e Bmw luccicanti sono parcheggiate nei cortili dei block sovietici, grigi, squadrati e immobili. Centri commerciali di plexiglas e vetro si riempiono di consumatori appena scesi da vecchi bus Lada, i multiplex hollywood style interrompono le fila continue di palazzi identici, distinti solo dai numeri. Microregion dvasetosim (28) dom dvasetsim (27). Questo l’indirizzo dell’appartamento che Dina ha prenotato ad Aktau per tutti noi e dove ci ha aspettato durante la nostra bolla nella Agdam.

Native

Articoli correlati