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Miracolo a Venezia

Cosa succede alla Mostra del Cinema di Venezia? Dopo decenni di critica dura ai malcapitati registi italiani, quest'anno il cinema italiano è puntualmente applaudito.

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2 Settembre 2014 - 17.22


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di Piero Cinelli

Ma cosa succede alla Mostra del Cinema di Venezia? Dopo decenni di critica dura e pura, soprattutto ai malcapitati registi italiani spesso sonoramente fischiati e trafitti nelle pagine dei vari quotidiani nazionali, quest’anno il cinema italiano viene puntualmente applaudito. Colpo su colpo. Munzi, Costanzo, Martone, Maresco, De Maria, Alhaique, Sanguineti, tutti promossi a pieni voti. All’unanimità, almeno dei codìsiddetti ‘giornaloni’, quelli che fino ad ieri facevano tremare le gambe dei registi e che oggi suonano in accordo quasi perfetto la stessa marcia trionfale. Addirittura titoli contraddittori come l’Andreotti di Sanguineti che riabilita l’uomo che baciava Riina e Belluscone di Maresco, che crocìfigge il Cavaliere eroe della mafia, entrambi accolti con lo stesso entusiasmo dalla stessa platea. Roba da non credere.

Il più felice è sicuramente Alberto Barbera, che esce fuori da questa kermesse come un patriota illuminato. E che probabilmente è anche fortunato, rispetto ad annate di vacche più magre. Dopo aver demolito quasi tutti i vecchi maestri i critici italiani si sono innamorati del giovane cinema italiano? Placido, Comencini, Bellocchio, Tornatore, Amelio dovrebbero fare una class action contro la Mostra che li ha fischiati e derisi. Ma erano così brutti i loro film rispetto a quelli di oggi? Oppure è semplicemente cambiato il vento, e magari è scoppiata la moda del cinema made in Italy? Dov’è finita la cosiddetta sindrome veneziana che voleva ogni anno il sacrificio pubblico di almeno un film italiano, magari quello più atteso alla vigilia?

In verità una prima avvisaglia si era avuta l’anno scorso con il Leone d’Oro ad un film marginale, nel senso del raccordo anulare, come Sacro Gra di Rosi, ma quest’anno se tanto mi da tanto l’Italia potrebbe fare l’en plein. Il che intendiamoci, va benissimo. Ma per carità di patria, almeno un fischio ogni tanto non guasta.

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