Leggere Harry Potter fa bene: aiuta a essere meno razzisti | Giornale dello Spettacolo
Top

Leggere Harry Potter fa bene: aiuta a essere meno razzisti

Uno studio dell'Università di Modena e Reggio Emilia dimostra che i bambini che hanno letto i romanzi scritti da J.K. Rowlings sono più sensibili e tolleranti verso le minoranze.

Leggere Harry Potter fa bene: aiuta a essere meno razzisti
Preroll

GdS Modifica articolo

31 Luglio 2014 - 14.54


ATF

Leggere Harry Potter è terapeutico. É quanto hanno dimostrato alcuni ricercatori dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, che hanno studiato il comportamento dei lettori del romanzo e hanno scoperto che leggere Harry Potter aiuta a ridurre i pregiudizi.

Lo studio, pubblicato sul Journal of Applied Social Psychology e condotto dai professori Dino Giovannini ed Loris Vezzali del Dipartimento di Educazione e Scienze Umane, insieme ad altri colleghi delle Università di di Greenwich, Padova e Verona, ha dimostrato che bambini e gli adolescenti che hanno letto le avventure del mago sono più tolleranti e più sensibili nei confronti di immigrati, omosessuali, rifugiati ed emarginati in generale: insomma aiuterebbe a essere meno razzisti e più propensi a fare del bene. É stato inoltre dimostrato che anche chi aveva manifestato razzismo e xenofobia, dopo la lettura si è ricreduto, riducendo o annullando i propri pregiudizi.

«Queste ricerche – ha dichiara il professor Dino Giovannini – oltre a fornire un contributo teorico rilevante alla ricerca internazionale, permettono di identificare strategie di intervento nelle scuole di facile applicazione, non costose e piacevoli per bambini e ragazzi».

«La lettura di queste storie – ha aggiunto il professor Loris Vezzali – dovrebbe ridurre il pregiudizio perché il protagonista, Harry Potter, ha rapporti positivi con personaggi appartenenti a categorie sociali stigmatizzate: sebbene questi personaggi siano fantastici, essi sono umanizzati dall’autrice, in modo che le persone possano associarli a categorie reali, quali appunto immigrati, rifugiati, omosessuali».

SCRIVI A:spettacolo@globalist.it

Native

Articoli correlati