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UK: meno spettatori e molti prodotti stranieri, ma il futuro promette bene

Calano i biglietti e le produzioni britanniche restano una piccola fetta del mercato, tuttavia alcuni trend fanno sperare nella crescita.

UK: meno spettatori e molti prodotti stranieri, ma il futuro promette bene
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11 Luglio 2014 - 16.02


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di Andrea Bettoncelli

(Londra). Nel primo quadrimestre di quest’anno sono stati venduti nel Regno Unito poco meno di 40 milioni di biglietti del cinema, un calo del 5% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (da 41.94 milioni a 39.88). Cifre in leggera diminuzione dunque, che avvicinano il mercato inglese a quello italiano, che invece nello stesso periodo ha visto staccati 36.97 milioni di biglietti (+8,4%) e che nell’ultimo anno e mezzo ha viaggiato su grandi numeri.
Nella top 10 dei film più visti nel Regno Unito solo due posizioni sono occupate da produzioni britanniche: 12 Years a Slave, diretto da Steve McQueen e distribuito dalla eOne Films, che ha incassato 20 milioni di sterline; e Non-Stop, distribuito da Studio Canal e in grado di fruttare 9,9 milioni. Si tratta tuttavia soltanto delle posizioni numero 3 e 7, mentre le restanti otto sono tutte produzioni americane.

Al primo posto il sorprendente The Lego Movie (Warner Bros), in grado di precedere di quasi 10 milioni di sterline di incasso The Wolf of Wall Street (Universal): 32.5 milioni contro 22.7, cifre che probabilmente non avranno fatto felice Scorsese. Captain America: The Winter Soldier (Walt Disney/Marvel Entertainment) e Mr. Peabody and Sherman (20th Century Fox) si sono tallonati a vicenda per cifre tra i 13 e i 15 milioni di sterline, mentre chiudono la classifica The Grand Budapest Hotel (20th Century Fox, 9,9 milioni), RoboCop (Studio Canal, 8 milioni), 300: Rise of an Empire (Warner Bros, 7,8 milioni) e Last Vegas (Universal, 7 milioni).

Riconosciuti i meriti a 12 Years a Slave e Non-Stop, nel primo quarto del 2014 sono stati distribuiti nel Regno Unito e nella Repubblica di Irlanda altri titoli che hanno fatto comunque bene. The Railway Man (Lionsgate) è lontano dalle cifre dei primi due ma ha incassato 5.2 milioni, mentre Mandela: Long Walk To Freedom (20th Century Fox) resta poco più indietro, con 4.4 milioni dovuti anche a diverse nomination agli Oscar e alla viralità della colonna sonora targata U2. Se tutti i titoli finora elencati sono stati co-produzioni, i due titoli di maggiore successo puramente inglesi sono stati Cuban Fury (Studio Canal, 2.5 milioni) e Starred Up (20th Century Fox, 1.4 milioni).
Numeri alla mano, la quota di mercato dei film britannici è stata 25%, la quota dei film britannici indipendenti 20%. Solo il 5% del mercato è occupato da film britannici per cast, location, riprese e post-produzione ma finanziati interamente o in parte da studi americani, a testimonianza di un movimento cinematografico in una fase di stallo.

Secondo il British Film Institute (BFI), dei 1.200 registi che hanno diretto film ‘inglesi’ nel periodo 1988-2008, il 74% ne ha girato uno soltanto, il 15% ne ha girati 2, il 6% 3, il 2,4% un numero tra 5 e 9, mentre solo 6 registi ne hanno girati 10 o più. E nel periodo tra il 2002 e il 2012 solo il 20% degli sceneggiatori e registi è riuscito a mettere il proprio nome su più di un solo prodotto. Mancano al giorno d’oggi in Gran Bretagna strutture forti come lo erano 30 anni fa la Rank Organisation e la Thorn EMI Screen Entertainment, in grado di garantire produzioni di alto livello e dare vita a tutto il sistema-cinema nazionale. Se c’è una cosa che non manca al movimento britannico tuttavia è il talento, come dimostrano sia le serie tv di successo sia le ottime pièces teatrali in grado di richiamare attori e registi di primissimo livello nei teatri soprattutto londinesi (apre oggi ad esempio la rappresentazione di Richard III interpretato da Martin Freeman al Trafalgar Transformed). I costi di produzioni si sono abbassati, considerando che in linea teorica oggi è possibile girare film con ‘cellulari e la videocamera di mamma’ (parole di Elliot Grove, fondatore dei British Independent Film Awards). Questo permette barriere all’entrata minori, tanto che i 127 film presentati allo scorso Raindance Film Festival sono stati il risultato di una scrematura di 4,300 titoli totali. La tendenza a produzioni digitali anche a basso costo potrebbe dare il via a un nuovo rinascimento del cinema britannico, fondato su grandi capacità recitative e trame brillanti: qualità che nel Regno di Sua Maestà non sono mai mancate.

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