Sopravvissute, stasera giovedì 24 marzo: le storie di Silvia e Katia

Sopravvissute, condotto da Matilde D’Errico, è il programma in ogni puntata racconta due storie di dipendenza affettiva dalla viva voce delle vittime che racconteranno con grande coraggio come sono riuscite a uscire da relazioni pericolose

Sopravvissute, stasera giovedì 24 marzo: le storie di Silvia e Katia
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24 Marzo 2022 - 09.27


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Sopravvissute, in onda stasera, giovedì 24 marzo, su Rai 3 in seconda serata subito dopo Amore Criminale torna con nuove puntate in cui racconta storie di donne salvate da maltrattamenti, violenza psicologica, violenza fisica e tentativi di omicidio.

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Sopravvissute, condotto da Matilde D’Errico, è il programma in ogni puntata racconta due storie di dipendenza affettiva dalla viva voce delle vittime che racconteranno con grande coraggio come sono riuscite a uscire da relazioni pericolose.

Sopravvissute – le storie di stasera: Subito dopo il matrimonio e la nascita dei figli il marito di Silvia diventa possessivo, le vieta di lavorare, la chiude in un mondo passato in cui dovrebbe occuparsi solo di lui trascurando addirittura anche i figli. Silvia decide di lasciarlo ma l’uomo prima la minaccia dicendole che le porterà via i bambini, poi passa a violenze e maltrattamenti. Silvia denuncia e per l’ex marito arriva l’obbligo di restare a distanza e non avvicinarsi alla moglie.

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Un giorno l’uomo entra in casa in assenza di Silvia e dà fuoco ai suoi vestiti. L’incendio si propaga rapidamente e raggiunge la camera del figlio Marco di 11 anni che non riuscirà a salvarsi. Marco viene condannato per maltrattamenti, incendio e omicidio colposo, il 25 marzo 2022 ci sarà l’udienza alla corte suprema di cassazione.

Sopravvissute – le storie di stasera: Katia è madre di tre figli, a Crotone fonda un’associazione per donne vittima di violenza e prostituzione ma questo la mette nel mirino. Inizia a ricevere diverse minacce ma non ha alcuna intenzione di fermarsi. A gennaio 2018 un piccolo bosso spara al figlio diciannovenne di Katia che si trovava nella sede dell’associazione. Giuseppe muore. L’uomo è condannato all’ergastolo e Katia continua a lavorare nell’associazione mantenendo vivo il ricordo del figlio.

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