Era il 14 agosto 2018 quando il Ponte Morandi di Genova è crollato, diventando la peggiore catastrofe stradale mai accaduta in Italia. A raccontare la storia di quella tragedia e del riscatto con il nuovo Ponte Genova San Giorgio disegnato da Renzo Piano, inaugurato alla presenza delle più alte cariche dello Stato il 3 agosto 2020, è il documentario “Genova: il ponte della rinascita” di Andrea Vogt e Paul Russel, in onda stasera alle 21.00 su History Channel (canale 407 di Sky). È un racconto corale rivissuto da sopravvissuti, vigili del fuoco, parenti delle vittime e da chi si è occupato del dopo, come il sindaco Marco Bucci, commissario straordinario per la ricostruzione, in collaborazione con il consorzio PerGenova composto da manager, ingegneri e capicantiere, e le società Webuild e Fincantieri Infrastructure. Più di 1.000 persone coinvolte nelle attività di progettazione e costruzione per restituire a Genova un’opera strategica per la mobilità, che nonostante pioggia, neve, vento e ostacoli come la pandemia, hanno portato a termine l’opera in 15 mesi di lavori.
“Mi auguro che per questo ponte ci sia più cura e riguardo di quelli che non si sono avuti per il Morandi. E che tutta questa grande energia spesa non porti a dimenticare la tragedia che è stata”, afferma Egle Possetti, oggi coordinatrice del Comitato Familiari delle Vittime del Ponte Morandi, che nel crollo ha perso la sorella Claudia, con il marito Andrea Vittone e i figli di lei, Manuele e Camilla, 14 e 12 anni, mentre erano in viaggio da Pinerolo al mare. “È stata una tragedia evitabile e quindi ancor più dolorosa – racconta all’ANSA – Claudia e Andrea si erano sposati appena 23 giorni prima. Siamo passati dalla gioia massima alla disperazione. Non ha alcun senso quello che è accaduto”.
Tra i sopravvissuti c’è Gianluca Ardini, quella mattina era a bordo del suo furgone insieme al collega Luigi, una delle 43 vittime della tragedia. “Pioveva tantissimo, io e il mio collega Luigi iniziammo a fare il nostro giro di consegne come sempre-racconta-. Dovevamo fare la penultima consegna. A un certo punto sento un tuono fortissimo. Io alzo la testa e, come nei film, vedo l’asfalto che si apre. E sprofondiamo giù”.
Per quanto riguarda il processo, Egle Possetti comunica: “Entro marzo si dovrebbe concludere l’incidente probatorio. I periti risponderanno ai quesiti sulle cause del crollo. E si deciderà sul rinvio a giudizio degli indagati. Come parenti delle vittime auspichiamo che i tempi non siano lunghi. È giusto garantire il diritto alla difesa, ma è inquietante sapere, ad esempio, che sulla strage di Viareggio alcuni reati sono caduti in prescrizione. Non vogliamo vendetta, ma giustizia. Perché se i colpevoli verranno puniti, allora in futuro staranno tutti più attenti”.
Collaborazione, trasparenza, lavoro di squadra, sicurezza. Questi sono stati alcuni dei fattori chiave del così detto “Modello Genova”. “La forma del nuovo ponte, che ricorda la chiglia di una nave, può anche essere la metafora di un collegamento verso l’Europa e verso il mondo, che la città portuale millenaria di Genova ha sempre avuto”, aveva detto durante i lavori Stefano Mosconi, direttore di cantiere del Ponte San Giorgio.
Un simbolo di memoria e speranza, che rappresenta l’opportunità di un grande rilancio della città.
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