Il Commissario Ricciardi, creatura letteraria di Maurizio De Giovanni, approda sugli schermi

La trasposizione televisiva del nuovo poliziesco a tinte noir tratto dai romanzi di De Giovanni è partita il 25 gennaio. A interpretare il personaggio del commissario, l'artista in ascesa Lino Guanciale

Il Commissario Ricciardi, creatura letteraria di Maurizio De Giovanni, approda sugli schermi
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Giuseppe Costigliola Modifica articolo

30 Gennaio 2021 - 13.53


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Lunedì sera è andato in onda su Rai Uno il primo episodio della serie Il Commissario Ricciardi, prodotta dalla Tv di stato e dalla Clemart srl, trasposizione televisiva della fortunatissima creazione letteraria dello scrittore Maurizio De Giovanni. Il primo romanzo portato sullo schermo è stato “Il senso del dolore” , cui seguiranno altri cinque episodi tratti dalle rispettive opere narrative: La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Vipera, In fondo al tuo cuore.
Con la gloriosa, ventennale serie del Commissario Montalbano ormai al capolinea, Rai Fiction sembra aver tirato fuori il coniglio dal cilindro: ottimi gli ascolti del debutto, 5.951.000 spettatori, col 24.1% di share.
Che mamma Rai abbia puntato molto su questa serie, augurandosi che possa bissare il successo dell’indimenticato commissario di Vigata, è testimoniato dalle scelte produttive, a cominciare dall’attore che impersona il personaggio del Commissario della Regia Questura di Napoli Luigi Alfredo Ricciardi, bel tenebroso sulla trentina, uomo intelligente e tormentato ma intimamente tenero, che reca in sé degli echi di Ciccio Ingravallo (il commissario di Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di gaddiana memoria): Lino Guanciale, artista in ascesa che, probabilmente, con questo ruolo che ben gli si attaglia darà una notevole accelerata alla sua carriera. Alcuni ne hanno notato la somiglianza con il giovane Ugo Pagliai, e l’augurio è che ne possa ripercorrere le orme, anche se il paragone appare improbabile.
Indovinata anche la scelta di Antonio Milo nei panni del suo bonario e affezionato collaboratore, il brigadiere Raffaele Maione, e degli attori che interpretano quei personaggi di contorno che contribuiscono alle fortune di fiction del genere: Nunzia Schiano è Rosa, l’anziana tata che accudisce amorevolmente il commissario scapolone, Fabrizia Sacchi è la paziente e angosciata Lucia, consorte di Maione, Enrico Ianniello è il dottor Bruno Modo, l’immancabile medico legale ghiotto di dolci (quanti i riferimenti al mondo di Montalbano!), e, in questa prima puntata, Peppe Servillo nei panni del melomane Don Pierino, Serena Iansiti in quelli di Livia, altrettanto immancabile seppur blanda femme fatale, moglie della vittima brutalmente uccisa, il tenore Arnaldo Vezzi.
La regia è stata affidata ad Alessandro D’Alatri, cineasta di mestiere che sa bene come guadagnarsi il favore dello spettatore, e che ha inoculato nel format della fiction delle soluzioni stilistiche del grande schermo. Forse un po’ stereotipate certe inquadrature della città notturna, nel loro patinato incanto, apprezzabili le realizzazioni delle apparizioni fantasmatiche, caratteristica del personaggio Ricciardi, che, ahilui, ha il dono (o la maledizione) di veder morti che trovano pace solo a caso risolto.
Anche per la parte musicale, elemento imprescindibile per il successo di un prodotto audiovisivo, si è puntato in alto, affidandosi alle qualità di Pasquale Catalano, apprezzato musicista e vincitore dell’ultimo Nastro d’Argento per la colonna sonora del film La Dea Fortuna. Catalano fa parte del direttivo dell’Associazione compositori musica per film (di cui fu socio onorario Ennio Morricone) e, elemento non secondario, è napoletano, come Maurizio De Giovanni, che nella città partenopea inscena le storie di Ricciardi, dunque ne conosce bene umori e atmosfere: come dimostrato da questo primo episodio, i commenti musicali valorizzano i caratteri e le ambientazioni, e nelle scene descrittive risultano non poco suggestivi, col sapiente uso di struggenti note di piano e archi, e in taluni passaggi con l’uso evocativo del tempo di valzer. Tra i contenuti musicali non originali impiegati nell’episodio che apre la serie si segnala lo splendido pezzo di Pino Daniele Maggio se ne va, che apre e chiude la storia.
Altro aspetto filologicamente corretto, che testimonia l’impegno (anche economico) messo nella fase produttiva, è l’aver ingaggiato per la sceneggiatura lo stesso De Giovanni (insieme a Salvatore Basile e Viola Rispoli). Ben studiata è poi la fotografia di scena, affidata ad Anna Camerlingo, chiaramente ispirata a certi prodotti noir di celebrate serie televisive americane, che nelle ricostruzioni delle scene e dei personaggi della Napoli fascista degli anni Trenta crea un senso come di straniamento. Qui la filologia lascia un po’ a desiderare, ma tant’è: quel che conta è fare colpo con la giusta spruzzata di noir.
Inutile, comunque, soffermarsi troppo sul paragone tra il personaggio letterario e quello televisivo: quest’ultimo è fatalmente ingabbiato nelle stringenti maglie della fiction, con le sue regole generaliste che le assicurano il successo di pubblico: le asperità, le complessità, la ricerca del senso ultimo del dolore e della vita che si possono riscontare sulla pagina nella trasposizione televisiva sono destinate a sbiadire. Ovviamente, ai produttori questo interessa ben poco: loro si augurano che Ricciardi prenda il posto di Montalbano nel cuore capiente degli spettatori, e ci sembra che siano sulla buona strada.
Infatti, il modo di girare le scene, il misurato intreccio tra elemento giallo e momenti comici, il carattere macchiettistico di alcuni personaggi, le allusioni e le strizzate d’occhi, il rispetto delle aspettative dello spettatore – tutto indica che la direzione è quella.
Del resto, inutile rimpiangere una lontana stagione sperimentale e coraggiosa in cui ogni sceneggiato televisivo (si chiamavano così, l’orrido anglismo “fiction” è roba d’oggi) rappresentava una sfida creativa, un prodotto di alta qualità estetica e contenutistica. I tempi sono parecchio mutati, e comunque il risultato di questa nuova produzione della Rai appare per più d’un verso apprezzabile, e chi si contenta gode.
Chi si fosse perso questo primo episodio potrà rivederlo con suo comodo su Rai Play. I prossimi, come da tradizione, andranno in onda il lunedì sera.
 
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