Edoardo Pesce: “Il mio Alberto Sordi non è una macchietta” | Giornale dello Spettacolo
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Edoardo Pesce: “Il mio Alberto Sordi non è una macchietta”

L’attore impersona l’inimitabile artista che ha dato un volto a un’Italia nel dopoguerra nel biopic dal 24 al 26 febbraio nelle sale e il 21 aprile su Rai1

Edoardo Pesce: “Il mio Alberto Sordi non è una macchietta”
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21 Febbraio 2020 - 16.43


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Edoardo Pesce, lo straordinario e temibile Simoncino in “Dogman”, impersona Alberto Sordi nel film tv che Rai1 trasmette martedì 21 in prima serata: l’attore in conferenza stampa alla Rai assicura di non aver voluto ricreare “una macchietta” dell’attore nato cent’anni fa. Premessa opportuna perché un biopic sull’attore che ha restituito in modo forse unico tanti tipi di italiani, e in special modo l’italiano spesso con molti difetti civici e poche virtù, non deve cadere nell’effetto “macchietta”.

Il film tv si intitola “Permette? Alberto Sordi”, vede alla regia Luca Manfredi, co-sceneggiatore con Dido Castelli, lo hanno prodotto Ocean Productions con Rai Fiction, verrà trasmesso da Rai1 in prima visione il 21 aprile: una data forse non casuale, è il Natale di Roma, la città di Sordi.
Il 24, 25 e 26 febbraio il film viene proiettato in anteprima al cinema distribuito grazie ad Altre Storie per la ricorrenza tra nascita e morte: l’attore nacque il 15 giugno 1920 e morì il 24 febbraio 2003.

Fanno parte del cast che racconta un capitolo decisivo del cinema italiano in un periodo in cui diventava industria di livello qualitativo mondiale Pia Lanciotti nel ruolo di Andreina Pagnani, Alberto Paradossi come Federico Fellini, Martina Galletta è Giulietta Masina, Francesco Foti fa Vittorio De Sica, Lillo Petrolo impersona Aldo Fabrizi, Paola Tiziana Cruciani è la mamma di Sordi, Luisa Ricci, Michela Giraud e Paolo Giangrasso sono le sorelle e il fratello, Giorgio Colangeli il padre.

“Permette? Alberto Sordi” affronta vent’anni dell’attore da giovane Alberto Sordi in cui gradualmente divenne l’artista che faceva ridere spesso con un sottofondo di amarezza. “Ha dovuto faticare non poco per vedere riconosciuto il suo talento”, ha osservato il regista Manfredi. “Spero che il pubblico apprezzi, non c’è niente di pretenzioso”, avverte ancora Pesce specificando che il caratteristico “saltello” sordiano  “è venuto facile”.

La trama vede il giovanissimo attore espulso dall’Accademia di Recitazione dei Filodrammatici a Milano per la sua incorreggibile parlata romana. Tornato a Roma, Sordi non abbandona, si impegna, ricerca di diventare un grande attore, diventa l’inconfondibile voce di Oliver Hardy, si fa notare sui palcoscenici del varietà e alla radio con il personaggio di Mario Pio. Con il giovane Fellini diventano amici e il regista lo  dirigerà nello “Sceicco Bianco” e nei “Vitelloni” (dove fa una pernacchia storica per il cinema), si innamora dell’attrice e doppiatrice Andreina Pagnani e raggiunge la fama  con Nando Moriconi, l’Americano a Roma.

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