Bisio e Baglioni: "Sanremo senza politica? Avere la voce dei giovani è politica" | Giornale dello Spettacolo
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Bisio e Baglioni: "Sanremo senza politica? Avere la voce dei giovani è politica"

Il direttore artistico: troppe 24 canzoni in gara. Rai1: "Sei un affrescatore". Gli ascolti dei duetti: meno 5% sul 2018, ma più delle altre serate e il pubblico si rinnova

Bisio e Baglioni: "Sanremo senza politica? Avere la voce dei giovani è politica"
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9 Febbraio 2019 - 14.57


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Ste. Mi.

“Non confermerei 24 canzoni, ne farei 20 al massimo”. In chiusura di conferenza stampa Claudio Baglioni riconosce che correggerebbe il tiro sulla quantità, eccessiva, dei cantanti in gara. Detto ciò, si dice felice degli esiti del suo festival soprattutto per un dato che pare incontrovertibile: la kermesse ha molti più giovani artisti anche al di fuori del genere melodico di un tempo, acchiappa molti più giovani di un tempo e nelle canzoni e in momenti come l’intervento del rapper Anastasio in risposta al monologo del padre di Claudio Bisio ieri nella serata dei duetti rappresenta molto più che in passato disagi e disorientamenti. “Se qualcuno dice non parliamo di politica, quella è politica – interviene il comico – la risposta del figlio è politica, c’erano ministri che hanno parlato di ragazzi come ‘ciusi’, ma se dei vecchi come noi vinceranno scompare l’umanità, quel pezzo raccontava la vittoria di un ventenne, questa è politica”.

9,5 milioni e 46,1% di ascolti: meno 5% sul 2018 ma età più bassa 
Gli ascolti non hanno veleggiato con il vento poppa, pur se si sono tenuti lontani da bonaccia o tempesta. La serata dei duetti ha avuto 9 milioni 552 mila telespettatori, il 46.1% di share, mentre l’anno scorso ne aveva avuti 10 milioni 108 mila (51.1%): un calo in percentuale di cinque punti, ma centomila spettatori in più della terza serata. Ciononostante, i dati che Rai1 snocciola indicano un palese orientamento maggiore tra i 15-24, oltre che i laureati, ed è essenziale per un festival che con Baglioni al comando vuole rappresentare le musiche italiane (almeno più musiche, non tutte, ma non solo la canzone) e che deve allargare la sua platea. L’autore della “maglietta fina” ha ampliato il parterre degli artisti comprendendo pure trap e rap, pur se un rap a misura di prima serata di una tv generalista.

Teresa De Santis, Rai1: Baglioni affrescatore
Teresa de Santis, direttore di Rai1, si compiace. “Sulla media abbiamo un complessivo 47,5 % di share, una media tra le più alte degli ultimi anni. Abbiamo corso un rischio pazzesco per gli standard di Rai1 perché intendo rinnovare e avere un ringiovanimento progressivo del pubblico. La scelta artistica di Baglioni è stata straordinaria e prendo a prestito cosa ha scritto un giovane blogger: è diventato anche un grande affrescatore”. Ma la politica sui fatti contingenti e dell’oggi resta fuori dall’Ariston. “No, è un festival di grandissima politicità – rivendica – attraverso la narrazione e la rappresentanza dei nostri figli racconta questo paese, le contraddizioni, le ansie, le sofferenze e desideri”.
A dire il vero molto resta fuori. A ogni modo la direttrice squaderna un 50% di share circa tra i 15-24 anni, sui social 10,9 milioni di interazioni (più 7% sul 2018) con Instagram (il piùusato dai ragazzi) al 63%, Twitter al 23%, Facebook “più praticato dai target più anziani, al 14%”

Baglioni: “C’è un tappo sociale sui giovani”
“Un punto di orgoglio è aprire varchi all’espressione dei giovani – rivendica il direttore artistico – esiste un tappo verso la loro voglia di dire, di persone pensanti nella società. Un giovane non entra da nessuna parte perché tutti i luoghi del lavoro e della vita sono riempiti dai loro predecessori che rinunciano molto malvolentieri a essere spodestati. I vestiti tra me e mio padre erano molto diversi, oggi mio figlio e io abbiamo la stessa roba forse perché non voglio diventare padre e vecchio e certe volte lui sembra mio padre”. Tra le canzoni in gara, sul fronte giovani, il cantante-direttore vede un “forte senso del rapporto intergenerazionale, tra genitori figli o forse ancor di più il senso di una paternità sbiadita e distratta e della disperazione di essere figli, un comune caos che avviluppa i diversi personaggi in commedia”.
Baglioni smentisce di voler elevare i giovani a vittime, come domanda un giornalista, e osserva: “Non c’è voglia di rivoluzione e di cambiare c’è un adeguamento, però lasciarli esprimere anche nella sede più monumentale della canzone quale è Sanremo può essere un buon inizio, un tentativo di dare un giro di manovella”.

Baglioni: “Guccini escluso per i migranti? Non mi risulta”
Un cronista: Guccini ha detto che nel 2018 il festival ha respinto una sua canzone sui migranti. “L’anno scorso c’ero – replica Baglioni – e lo giuro sento per la prima volta che gli abbiamo scartato una canzone sui migranti. Non mi risulta a firma sua. C’era a firma di Iacchetti al quale abbiamo detto che per noi vale più un interprete vero della musica e che non un ‘infiltrato’ in senso buono”. Ma dalle canzoni in gara trae un auspicio che esprime con un discorso un po’ contorto il cui senso, pienamente condivisibile, è: “a forme più complesse ed elitarie come la lirica, la classica e il jazz avrebbero il diritto di entrare nel palinsesto”. Anche se qui ci sarebbe da discutere su “elitarie” … (l’opera un tempo era patrimonio noto a contadini e lavoranti che sapevano a memoria Verdi e Puccini)

Virginia: “Da conduttrice rispetto il rituale dell’inquadratura”
Interviene Virginia Raffaele: “Io sono come una Ferrari con il freno a mano? Se si partecipa in conduzione e non come performer ospite o comico bisogna trovare un equilibrio tra il proprio mestiere e quello che richiede il festival, c’è un rituale dell’inquadratura”. Dopo di che, ai giornalisti, con un filo di maliconia esclama: “Già mi manca”.

Per concludere con i nomi nuovi, Assomusica (Associazione Italiana degli Organizzatori e Produttori di Spettacoli di Musica dal Vivo), presieduta da Vincenzo Spera, nella sala stampa dell’Ariston ha premiato Pippo Baudo e per i giovani emergenti la band La Rua.

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