Spesso si tende a dimenticare i pesantissimi debiti di guerra che la Germania contrasse durante la Prima Guerra Mondiale, e i mostruosi risarcimenti a cui venne costretta dagli altri paesi europei.
A quattro anni dall’avvento del nazismo, siamo nel 1929, Berlino era una città allo stesso tempo piena di vita, disperata, ferita, ballabile, drogata (impazzavano le metanfetamine) e porno, insomma perfetta per una crime-story come racconta la serie tv Babylon Berlin passata oggi alla Festa del Cinema di Roma. Si tratta di una coproduzione internazionale di Sky con Betafilm, costata poco meno di 40 milioni di dollari, ambientata nella Berlino anni ’20, già venduta in oltre 30 paesi e che arriverà su Sky Atlantic il 28 novembre in 16 puntate da un’ora ciascuna.
A dirigerla Tom Tykwer, Henk Handloegten e Achim von Borries. Dice a Roma uno dei registi, Tom Tykwer, appena nominato presidente di giuria al Festival di Berlino 2018: “Babylon Berlin” racconta un periodo affascinante, pieno di potenzialità, ma anche complicato e disastroso per Germania, Europa e Mondo intero, perché furono quegli anni di grande libertà e di crisi che portarono a creare dei veri e propri mostri di cui ancora oggi ne sentiamo le conseguenze tanto che, a ben vedere, c’è un parallelo con l’oggi e la Berlino odierna in cui le elezioni hanno fatto entrare per la prima volta la destra al Parlamento come terzo partito”.
Dice ancora il regista di ‘Lola corre’: “Cinque o dieci anni fa, nessuno poteva immaginare a quello a cui stiamo assistendo in quanto a crisi economica e coesione sociale. Un solo esempio: il nome Hitler è nominato solo una volta nella serie di 16 puntate, e quando si parla di lui è in una barzelletta”.
La trama è ispirata ai sette libri di Volker Kutscher (il primo ha il titolo di Der nasse Fisch ) con le vicende di Gereon Rath (Volker Bruch), ispettore di polizia che deve risolvere un caso che lega il mondo della pornografia a quello della mafia che lo vedrà trascinato in un universo di droga e corruzione intrecciando la sua esistenza con quella della giovane stenografa Charlotte Ritter (Liv Lisa Fries).
“Un periodo comunque poco esplorato – spiega il regista tedesco di 52 anni – perché messo in ombra da quello che successe poi, ovvero il nazismo e la guerra. Eppure anche un periodo di grande vitalità culturale, con movimenti di emancipazione e con una democrazia sperimentale come quella di Weimar”.
E mentre il regista annuncia già la terza serie di Babylon Berlin (le sedici puntate di Sky coprono infatti le prime due) ci tiene a dire: “Se si fa un film in costume c’è sempre nascosta la voglia di dire qualcosa sul presente. Questa serie comunque non tratta di nazismo e nazisti che sono una presenza marginale anche se va detto che il fascino di quelle idee in realtà non si è mai davvero esaurito specie in Germania e in Italia. A me comunque interessava più che altro esplorare la fragilità della società che c’era allora e c’è oggi”.
La ricostruzione di Berlino è comunque perfetta (curata da Uli Hanisch per Studio Babelsberg), mentre alle musiche anche la partecipazione di Brian Ferry.