Strage di via d'Amelio: il 19 luglio su Rai1 "Paolo Borsellino - Adesso tocca a Me"

La docufiction ricostruisce la tragedia in cui perse la vita il giudice, interpretato da Cesare Bocci, insieme a 5 agenti della sua scorta.

Strage di via d'Amelio: il 19 luglio su Rai1 "Paolo Borsellino - Adesso tocca a Me"
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18 Luglio 2017 - 16.22


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Una famosa didascalia iniziale nel cinema dei fratelli Coen enunciava: “Quella che vedrete è una storia vera. Su richiesta dei superstiti, sono stati usati dei nomi fittizi. Nel rispetto delle vittime, tutto il resto è stato fedelmente riportato”. E’ in questo spirito che sembra sia stata fatta la docufiction Paolo Borsellino – Adesso tocca a Me, in onda su Rai1 il 19 luglio, in occasione del venticinquesimo anniversario della strage di via d’Amelio.
Cesare Bocci presta il volto al magistrato ucciso insieme ai 5 agenti della sua scorta (Claudio Traina, Agostino Catalano, Walter Cosina, Emanuela Loi e Vincenzo Li Muli) il 19 luglio 1992. Il film tv è un mix di fiction con la ricostruzione della vita del magistrato e di testimonianze, di interviste, e di filmati dell’epoca. Nel luogo dove dove avvenne la strage abitava la madre di Paolo Borsellino presso la quale il giudice si era recato per una visita domenicale. L’esplosione fu terribile. Filo conduttore del racconto saranno i ricordi di Antonio Vullo, l’unico agente della scorta sopravvissuto alla strage, che con la sua voce narrante offrirà uno sguardo privilegiato a tutta la vicenda. Con il soggetto e la sceneggiatura di Sandrone Dazieri, nel film tv insieme a Cesare Bocci, Giulio Corso, Ninni Bruschetta, Anna Ammirati. La regia è di Francesco Miccichè. Una coproduzione Rai Fiction e Aurora tv.
Alla presentazione a Viale Mazzini è intervenuto anche il presidente del Senato Grasso: “E’ importante continuare a cercare la verità, lo dobbiamo alle vittime, lo dobbiamo al Paese”.

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Tra le testimonianze del film di Rai1 quelle dell’agente Antonio Vullo, oggi in pensione, unico sopravvissuto della strage di Via D’Amelio. Vullo, all’epoca, era in servizio come autista: il giorno della strage nell’attimo in cui Borsellino e i cinque colleghi della scorta scendevano dall’auto per andare a citofonare alla madre del giudice prima di saltare in aria con una Fiat 126 imbottita di tritolo, lui è tornato indietro a parcheggiare la macchina. “Ci sono stati tanti processi, tante condanne, ma qualcosa ancora manca. Molto ruota, secondo me, intorno all’agenda rossa”.

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