Occorre onestà nella vita. Spinta dal bombardamento mediatico sui drammi della casa chiusa nella quale si svolge il gioco televisivo del Grande Fratello Vip, ho acceso la tv e per una mezzoretta mi sono goduta il circo. Non immaginavo. Non ho assistito alla cacciata di Clemente Russo, altresì definito sui media Demente Russo per le sue colte esternazioni, e devo essermi persa anche la morale tirata a lucido di Alfonso Signorini, detto Alfy dalle inquiline più vippate.
Ma che meraviglia di trasmissione. Personaggi detti Vip, la maggior parte dei quali più sconosciuti di quelli dell’Isola dei famosi, a battibeccare sul niente sotto vuoto spinto in una specie di salotto Ikea. Bellissimi e sciocchissimi. Che litigano e si tengono il muso, piangono e ridono, si fanno colare sulla faccia montagne di rimmel.
Soprattutto, parlano con Ilary attraverso la telecamera. E lei paperetta coi labbroni gonfi e i capelli platinati sembra la figlia di Donatella Versace. Ma la figlia cattiva. Tra un aho e un vabbè va’ tratta quei vip sconosciuti, labbronati o cadenti, con insolenza e ferocia. Ci sono le punizioni. I test di cultura da minorati mentali, gli scherzi da prete.
Poi le lacrime. Che cosa bella. Gente che non capisce la differenza tra Aleppo e un paio di mutande finalmente può attivare le ghiandole lacrimali di commozione pura per Stefano Bettarini, un citrullo toscano che dopo aver cazzeggiato secondo istinto con Demy Russo, piange a dirotto. Si scusa, si autoflagella in pubblico, si espone davanti alle telecamere a una figura di merda stupenda, surreale. Come si può non amare questo gioco che ti mostra l’animo di figure simili. Lui frigna, il pubblico applaude. Una donna (moglie, fidanzato o sorella, boh) dallo studio come parlasse a un eroe della resistenza anti-Isis in Kurdistan lo incita: sii te stesso, resisti.
Che atrocità la parola resisti abbinata a un personaggio del genere, a un piagnone mediatico. Che dolcezza quel “sii te stesso”. Perché il problema è che lui era se stesso. Come lo era Russo, come lo sono tutte quelle ululanti della casa. Sono così, non è che sparano cavolate su copione. Ed è il segreto che rende solidali gli stupidi di tutt’Italia e quel manipolo vippato.
Questo programma va seguito. Davvero è il punto più alto della televisione italiana. Spegnete i talk show mortiferi di Semprini o quelli della gabbia o altre oscenità giornalistiche e guardatevi questi esemplari assurdi e straordinari, esotici, siliconati, palestrati e platinati, ammaestrati a essere così, a mostrarsi per quello che sono, a soffrire le pene dell’inferno per apparire eroi della porta accanto.
Lasciamo stare le Mosetti che sono troppo divertenti, una con le tettine al vento, l’altra matrona indignata. Parliamo di Pamela Prati che bagaglineggia e se la batte con Valeriona Marini, o di una bellissima figura come Elenoire Casalegno che una volta ho incontrato in Corso Garibaldi a Milano e sembrava camminasse a mezzo metro dal selciato. Eterea e alta il doppio di me, bella indiscutibilmente. Savonese ma più milanese scicchettosa delle milanesi di Brera. Nella casa si smutanda e si tuffa in piscina a rispondere a domande imbecilli con un tremante sconosciuto che le arriva alla tetta. E urla, discute, si batte contro la Marini in uno scontro al femminile di poesia incredibile.
Questo è il segreto. Il popolo vippato vuole sentirsi alla pari delle vippettone, di antica, scarsa o recente notorietà mediatica. E ama confrontarsi filosoficamente con queste vette del pensiero. Tutte belle. Tutti belli. Stupendi interpreti della vita. Editorialisti di un giornalismo nuovo. Che ameremo e che ci farà sognare, ridere e piangere attraverso gli occhioni di paperetta Ilary Versace Blasi. E tutto il resto soccomberà.