I più giovani non conoscono Libero Grassi. La mattina del 29 agosto di di 25 anni fa venne assassinato dalla mafia. Era il 1991, un anno prima delle stragi in cui persero la vita Falcone e Borsellino. Grassi non combatteva Cosa Nostra per mestiere, non era un magistrato, né un poliziotto. Era un cittadino comune, un imprenditore, un uomo colto che ha pagato con la vita la sua “testa alta”, la sua ferma opposizione alla “cultura” mafiosa. “Si opponeva alla mafia che comandava Palermo e che riscuoteva una vera e propria tassa che era il pizzo – lo fa ancora purtroppo- per dare un messaggio ai suoi concittadini: la necessità di ribellarsi all’ingiustizia e all’illegalità.” Racconta così ai nostri microfoni il produttore della docufiction, Giannandrea Pecorelli. “Abbiamo deciso di raccontare quest’uomo, che si espose pubblicamente – usando giornali e televisioni -per smuovere le coscienze dei palermitani, attraverso la tecnica della docufiction. Documentario e poca finzione per restare il più possibile fedeli alla sua figura umana e per raccontare in modo più preciso e storico quello che fece per contrastare la mafia e spronare gli altri commercianti a ribellarsi”.
Storie come quelle di Libero non possono infatti essere romanzate. Per molto tempo fu da solo, gli imprenditori lo definivano un egocentrico con manie di protagonismo, invece lui andava in Tv per denunciare i soprusi, e non solo per se stesso ma per la sua città. “Con i figli Alice e Davide, abbiamo concordato -continua Pecorelli- anche le scene di finzione, poche asciutte ed essenziali, per esempio una di queste è la sua morte, che abbiamo ricostruito attraverso l’immaginazione. Per il resto il film che vedrete stasera è pieno di contributi reali: video di sue interviste, partecipazioni a programmi televisivi come Samarcanda (in basso il video originale)”.
Io sono Libero, diretto da Giovanni Filippetto e Francesco Miccichè e interpretato da Adriano Chiaramida, Alessio Vassallo, Stella Egitto e Alessandra Costanzo, è una coproduzione Rai Fiction e Aurora Tv.
Nel film vengono narrati gli ultimi otto mesi di vita dell’imprenditore siciliano. La sua vicenda umana “pubblica” iniziata il 10 gennaio del “91, quando il “Giornale di Sicilia” pubblicò una sua lettera al “caro estorsore”, in cui lui afferma di non voler sottostare alla richiesta di pagare il pizzo e “di risparmiare le telefonate dal tono minaccioso e le spese per l’acquisto di micce, bombe e proiettili, in quanto non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia”.
Il racconto si conclude raccontando il 29 agosto del “91, il giorno in cui verrà assassinato. “La sua battaglia contro il clan Madonia, e il suo esempio di uomo onesto verrà narrata da una voce fuori campo che è il protagonista della parte fiction del film, un giornalista siciliano inventato, Alessio Vassallo”. Pecorelli, produttore di film di successo e tante fiction televisive ha ammesso: “Questa tecnica è molto utile quando si decide di raccontare figure così complesse e importanti, la finzione deve essere ridotta all’osso, usata come semplice cornice di una storia che deve essere esposta nel modo più oggettivo possibile. Questo film a me ha fatto capire tanto della Palermo di quegli anni, nonostante me ne occupai anche in passato con la Piovra. Spero che i più giovani possano prendere esempio da questo italiano coraggioso spesso dimenticato”.