La miopia della Rai che rischia di favorire Cosa Nostra

Il pesante J'accuse di Michele Anzaldi (Pd) a viale Mazzini e al direttore editoriale Verdelli dopo il salotto offerto a Riina jr. l'affaire resta aperto.

La miopia della Rai che rischia di favorire Cosa Nostra
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15 Aprile 2016 - 14.35


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di Michele Anzaldi*

Gentile presidente Monica Maggioni, gentile direttore generale Antonio Campo Dall’Orto,

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il dibattito che da giorni anima la rete e il mondo dell’informazione dopo l’intervista al figlio del boss Totò Riina a “Porta a porta” fa tornare in mente le parole di Giovanni Falcone: «Un’affermazione del genere mi costa molto, ma se le istituzioni continuano nella loro politica di miopia nei confronti della mafia, temo che la loro assoluta mancanza di prestigio nelle terre in cui prospera la criminalità organizzata non farà che favorire sempre di più Cosa Nostra».

La Rai non corre, o meglio, non deve correre il rischio di essere colpita da quella miopia di cui parlava il giudice ucciso dalla mafia. Certamente, però, si fatica a comprendere come mai ancora oggi, lo ha ribadito autorevolmente la presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi, dal servizio pubblico non siano arrivate le scuse per quell’intervista che ha indignato i familiari delle vittime, le istituzioni e i cittadini.

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Che risposta danno il presidente e il direttore generale Rai alla richiesta di scuse che arriva dal parlamento? Quello stesso parlamento che ha dato il via libera alla nomina della presidente Maggioni e dell’intero consiglio di amministrazione. Che c’entra la censura con le legittime critiche a un’intervista che ha scatenato perplessità e ha permesso, secondo autorevoli conoscitori di Cosa Nostra, di inviare messaggi mafiosi?

Certamente risultano ancora più incomprensibili e preoccupanti le affermazione del direttore dell’offerta informativa Rai Carlo Verdelli in occasione dell’audizione in Vigilanza su un luogo storico e simbolico della lotta alla mafia: «Il monumento di Capaci – ha detto – è un’infamia. Perché di fronte a quel monumento delle vittime della mafia non ci si può neppure fermare con la macchina perché ti tirano sotto».

Un’ opera commemorativa sorta proprio per non fare dimenticare quel luogo della strage in cui il 23 maggio 1992 persero la vita per mano della mafia Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rocco Di Cillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani. Per parecchio tempo si è discusso su come segnalare quel posto maledetto, senza renderlo inutile o peggio estraniarlo dalla vita di Palermo. Per ben 11 anni quel luogo è stato segnalato dai guard rail verniciati di rosso sangue. Solo dopo un decennio ed infinite riunioni con amministrazioni, governi e parenti delle vittime si è approvato il progetto di Costanza Pera, architetto e storica dirigente delle amministrazioni pubbliche, prima all’Ambiente e poi, in quegli anni, direttore generale del ministero delle Infrastrutture.

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Il monumento, costituito da due enormi steli di una lega particolare che non arrugginisce, è stato realizzato nel 2003, con l’immediato plauso della sorella del magistrato nonchè dell’allora premier Silvio Berlusconi. Fu inaugurato dal presidnete del Senato, Marcello Pera.

Alla base degli steli vi sono incisi i nomi delle vittime, mentre nella parte superiore vi è lo stellone simbolo della Repubblica Italiana. Entrambe le stele sono orientate in maniera tale da guardare sempre sulla montagna dove si trova il casotto dove erano appostati i criminali per scorgere l’arrivo ed azionare il telecomando del detonatore. Oggi quel casotto è facilmente riconoscibile per la scritta in rosso “No Mafia”. Non fu facile realizzare quel segnale di riconoscimento che doveva garantire il ricordo e nello stesso tempo permettere l’utilizzo dell’autostrada, eppure il ministero delle Infrastrutture riuscì ad autorizzare anche la creazione degli sbalzi per ottenere delle piazzole per la sosta.

Un luogo in cui molti hanno voluto fermarsi per ricordare questa terribile pagina della nostra storia e anche per rendere onore alle vittime: nel 2010 a fermarsi, a sorpresa, di fronte al monumento fu Papa Benedetto XVI, che depose un mazzo di fiori.

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Forse per il neo direttore Verdelli si è trattato di un scivolone, ma in questo caso le scuse sarebbero un atto dovuto anche nei confronti dei tanti italiani e stranieri che ogni anno eleggono questo monumento come luogo di memoria, di silenzio, riflessione e conforto.

Tante le recensioni, in inglese, tedesco , spagnolo, francese e russo, presenti anche su un portale dedicato ai viaggi come tripadvisor, centinaia i commenti positivi. C’è chi scrive: «…per non dimenticare. Dove la coscienza e l’onestà dei siciliani onesti deve rigenerarsi per provare a sconfiggere la mafia…»; «assolutamente da non perdere le pietre sul lato della strada»; «Semplicemente commovente passare vicino a queste steli».

In questi giorni si è scritta una brutta pagina di informazione: i vertici della Rai non sentono l’opportunità di mettere fine a polemiche e indignazione, lanciando un messaggio finalmente chiaro e deciso? Sarebbe bello, ad esempio, sapere cosa ne pensano Maggioni e Campo Dall’Orto di questo monumento così ingiustamente denigrato da Verdelli.

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«Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola». Le parole di Giovanni Falcone, che cosi lucidamente descriveva “i dolorosi silenzi” di alcuni e il coraggio di altri, servano da aiuto per una presa di posizione serena, ma definitiva, da parte dei vertici della Rai.


*deputato Pd e segretario di Commissione di Vigilanza Rai

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