Mai come lui nessuno. Non solo per l’abbronzatura, ma per essere stato l’unico a bissare il successo nella conduzione/direzione di un Festival. Quella appena conclusa è stata la più seguita deal 2005, un record. Puntuale, sornione il giusto e affidabile di più, ha dato al pubblico quello che chiedeva: canzoni e spettacolo. E scusate se è poco. E nell’omaggio prima della premiazione al suo nume tutelare (evviva Pippo Baudo che ha inventato questo Festival!), l’apoteosi di un’identificazione che lo porterà sul palco dell’Ariston, da qui all’eternità.
9 a Renato ZeroIl trionfatore della serata finale, davvero un mattatore, irresistibile col medley dei suoi grandi successi: “Favola Mia”, “Più su”, “Amico”, “Nel giardino che nessuno sa”, “Cercami”, “Il cielo”, “I migliori anni”, poi “Il triangolo” e “Mi vendo” prima del nuovo brano “Gli anni miei raccontano”. E poi diciamolo, è piaciuta la sua sincerità, a tratti commovente, nei discorsi sui massimi sistemi e le storie minime del quotidiano pieni di locuzioni messe lì tanto per, che Panariello rende benissimo, con cui si è rivelato non solo un grande artista, ma una bella persona. Umile e sincera. Non dimenticatelo!
9 agli StadioHanno vinto la serata Cover col brano di Lucio Dalla. E hanno stravinto il Festival con un brano struggente che ha raccolto premi a raffica. Un trionfo meritato e non annunciato perché tutti puntavano sui giovani dei talent. Sono artigiani del rock, sono poeti prestati alla musica, sono la voce emozionata di Gaetano Curreri che cattura l’anima raccontando un padre che parla alla figlia.
Sono gli Stadio, quelli che hanno vinto Sanremo 2016 con merito e dopo tanti anni di onesta e navigata carriera.
Ha dato una lezione di vita, una lezione di musica, una lezione di dignità. La sua malattia neurovegetativa con cui da anni convive ha fatto riflettere ed emozionare il pubblico. Le sue parole hanno conquistato tutti: “La musica è come la vita si può fare solo in un modo: insieme”. Vederlo suonare il piano, anzi, accarezzalo con grazia e talento poi è stato uno spettacolo. Il momento migliore dello show legato al festival per intensità e sentimento.
9 a Virginia RaffaelePiù Belen di Belen, più Sabrina di Sabrina, più Fracci di Fracci. Più di tutti e di tutto. E’ la rivelazione e la vincitrice per intelligenza e bravura del secondo festival targato Conti. Ha cominciato dal Circo Preziotti della nonna materna ed è arrivata a far ridere 11milioni di spettatori. Insomma a Sanremo è nata una stella. Applausi.
8 e mezzo a Roberto BolleQuando un etoile sa essere autoironico e alla mano. Messe da parte le punte e il birignao d’appartenenza, si è sbizzarrito ne “La notte vola” della Cuccarini”. Grande.
8 e mezzo a Patty PravoClasse, fascino, carisma. E la canzone, bellissima. Il ritornello è già diventato un tormentone “ma tu chi sei, che cosa vuoi e come mai mi pensi”. E’ stata l’unica artista in gara che ha ricevuto la standing ovation della platea dell’Ariston. E del resto solo lei, la divina della musica, la Wandissima del pop poteva riceverla. Patty, sempre Patty, fortissimamente Patty. Immensa, come i cieli firmati da Zampaglione che canta.
8 e mezzo a Elton JohnC’è stato un momento, quando Conti gli si è avvicinato, che sembrava di essere a “Tale e quale”, con Massimo Lopez versione taroccata del baronetto di Sua Maestà. Appesantito, col tupè fresco di tinta e i gradi da maresciallo a bordo manica, Elton sembrava infatti più il suo clone televisivo che lui. Ma è bastato che iniziasse a cantare per diradare ogni dubbio. La magia della sua musica e la sua navigata abilità di performer ha nobilitato la kermesse sanremese. Applausi.
8 e mezzo a Nino FrassicaSurreale nella sua comicità irresistibile e a tratti pungente (a Garko nell’intervista a due stile Iene l’ha fatto nero), si è rivelato anche un interprete incisivo cantando “Al mare si gioca”, brano di Tony Canto che racconta come una fiaba tra delfini e palette nella sabbia, la tragedia dei bambini affogati e dispersi nel Mediterraneo. Quando anche il clown diventa triste.
8 e mezzo a Eros Ramazzotti, Laura Pausini, i PoohTre eccellenze del made in Italy, nella riproposizione di uno dei programmi che ha dato il via al boom di Conti: I Migliori Anni. Mancavano solo Tony Dallara e la Vanoni e c’erano tutti. Con loro la qualità del festivalone spalmato per cinque serate è stata altissima come l’amarcord, tra Piccole Katy, Pensieri, Terre promesse, Solitudini e Marco che se ne è andato e non ritorna più, Uomini soli e Brevi amori. Insomma, Più bella cosa non c’è.
8 e mezzo a Francesca MichielinVent’anni e subito big. E poteva vincere. Con una voce che incanta e una sicurezza da veterana. Tutti ora ne parlano, tantissimi la ammirano, ancora di più saranno quelli che compreranno il suo disco. Buona la prima per lei.
8+ a Giovanni Caccamo e Deborah IuratoFavoriti della vigilia, si sono dovuti accontentare del terzo posto. Ma il loro è il brano più sanremese di tutti. Una sorta di Trottolino amoroso du du da da da che farà strada. Riservato, introverso il pupillo di Battiato, carnale, potente la figlioccia di Santa Maria de Filippi degli Amici. Il miracolo però stavolta non c’è stato.
8 a Panariello e PieraccioniBattute vintage ma simpatia straripante. Fanno ridere insomma senza tante pretese radical-choc. E poi sono stati gli unici che hanno ironizzato su Renzi. E davanti al ticket Maggioni-Dall’Orto vale assai, come un Oscar.
7 e mezzo ad Annalisa, Dolcenera, NoemiLe magnifiche tre. Le tre Grazie del festival. Le tre cime di Sanremo. Solo tre parole: brave, brave, brave.
7 e mezzo a Elio e le Sorie teseIl loro “Vincere l’odio” contraltare di “Perdere l’amore” è un esercizio di fantasia folle e stupenda, nel loro stile, con gli otto“andarelli” come li chiamano loro e no ritornelli perché non tornano, ispirati ad altrettanti brani celebri. Una cosa pazzesca ma da applausi. Tesissimi più che mai.
7+ a Enrico RuggeriIl camaleonte del rock colpisce ancora. Colto, appassionato e vibrante, il Rouge ha graffiato con i suoi versi e una musica trascinante. Era il veterano di Sanremo, ma ha una grinta che molti giovani se la sognano
7 al maestro VessicchioLa sua sparizione dai direttori dell’orchestra aveva mobilitato il web: aridatece Vessicchio lo slogan con tanto di hastag sui social per il popolare maestro presente sin dalle guerre puniche sul palco sanremese. Bruno Vespa stava già preparando una puntata speciale di “Porta a porta” con tanto di plastico della sua ultima direzione (Raf, Sanremo 2015), mentre la redazione di “Chi l’ha visto” era entrata in fibrillazione. Poi, a sorpresa rieccolo con la bacchetta in mano a dirigere per ben quattro brani. Ed è stato una recita da applausi a scena aperta. Battiamo le mani al vero Vessicchio.
7 a Rocco HuntUè uè guagliò. Ed è subito boom. Una ventata di fresco sulla melassa festivaliera, hip hop made in Naples che scuote e fa vibrare anche chi è spaparanzato in poltrona davanti al televisore. E poi lui è simpatico, con quella faccia vispa e buonista alla Topo Gigio e le movenze da ballerino di strada. Venderà tantissimo e intanto si gode il milione e mezzo di clic sul tubo.
6 e mezzo a Valerio ScanuElegante e raffinato col nuovo look (capello tagliato di fresco e barba curata), il reduce dell’Isola dei famosi tornato in auge con “Tale e quale”, ha sfoderato una prestazione all’altezza del festival. Grazie al brano convincente scritto da Fabrizio Moro. “Finalmente piove”. La giuria però gli ha riservato tanta grandine.
6+ a Cristina D’AvenaE’ rimasta al grande puffo. Come Brunetta con Berlusconi.
6 a Enrico BrignanoUn monologo tra il sacro (paternità) e il profano (scene di petting da barzelletta) scontatissimo. Ma Sanremo insegna:“Si può dare di più”, prenda nota.
6 a Lorenzo FragolaHa avuto il compito di rompere il ghiaccio la prima sera, ed ha pagato lo scotto dell’emozione. I brividi che ha provato infatti, non hanno scaldato la platea, ma l’hanno gelata ulteriormente. E’ un Johnny Dorelli dei giorni nostri per garbo e sobrietà ma deve crescere ancora tanto. Pare comunque che sia stato fatto uscire per primo perché il giorno dopo doveva andare a scuola.
6 ad ArisaRieccola. Imprigionata in mise improbabili, come il maglione della nonna e con l’aggravante dei capelli da pulcino sto giro non ha spaccato. Strano però perché all’Ariston funziona sempre. Lei sta a Sanremo come il panettone a Natale. Il problema che ci avviciniamo alla Pasqua e va di moda la colomba.
5 e mezzo a Gabriel GarkoMonolitico e imballato nei movimenti è andato avanti col gobbo, altrimenti avrebbe rischiato di sbagliare anche i nomi dei cantanti. Quando rideva poi, sembrava lo Squalo, il rivale di 007 Roger Moore in “La spia che mi amava” che aveva i denti d’acciaio. Se la Ghenea ha imparato l’italiano grazie alla D’Avena come ha detto, lui da Luca Giurato. Il top quando è stato presentato alla Kidman come l’attore bello italiano. Mastroianni si è rivoltato nella tomba. Alla fine però è riuscito nel suo scopo, far parlare di sé a tutta l’Italia e vivacizzare il gossip. Adesso però dacce tregua.
5 a Nicole KidmanAlgida ma senza i sapori del cornetto, immobile nel sorriso stereotipato da reclame della Mentadent, ha messo paura a quelli delle prime file dell’Ariston quando si è baciata con Garko, si temeva infatti lo scoppio dei rispettivi airbag delle guance. Star lo è indubbiamente, ma il fatto che faccia il giro delle sette chiese per il cachet (è stata anche alla inaugurazione di Agon Channel!), per profferire banalità, alla lunga stufa. Meglio se avesse cantato con Conti “Something Stupid”. Qualcosa di stupido, come la sua ospitata.
5 a Irene FornaciariIl padre, Zucchero, è arrivato tre volte penultimo. Lei l’ha superato, ma in peggio, ultima. Della serie buon sangue non mente.
5 a Gassman e PapaleoDue talenti enormi sprecati così. Avete presente Felipe Anderson e Sergej Milinkovic con Pioli?
5 a NeffaNon l’hanno capito. Come Gasparri.
5- ai BluvertigoL’ultima nota che ha preso Morgan è stata a scuola, tanti anni fa. La voce poi, l’ha lasciata a casa sul comodino. Dall’oroscopo di Branko la Luna consiglia: tra un gargarismo e l’altro, dotarsi di megafono. Hai visto mai.
5- a ClementinoIl look da rapper c’è, la canzone meno, molto meno. Eppure è una vita che sta sul pezzo e je l’ammolla pure. Il seguito che ha da sempre comunque lo sostiene e lo ha fatto passare fino alla finale. Della serie, a da passà a nuttata (Cit. Eduardo DE Filippo).
4+ a Maitre GimsPoteva presentarsi anche Fernando, l’attaccante brasiliano della Sampdoria, e non se ne sarebbe accorto nessuno. Un paio di occhiali da sole e via. Alzi la mano destra chi conosceva questo rapper francese. E’ come se Alvaro Vitali si fosse presentato al festival di Cannes al posto di Bombolo. La sua canzone poi non è che ha aiutato. E’ stato il colpo di grazia per chi stentava a prendere sonno.
4 a Madalina GheneaHa chiacchierato ‘na cifra, ma è passata inosservata. Ci ha raccontato tutto della sua infanzia, ma non ha aggiunto altro allo spettacolo. Tappezzeria pura. Neanche Marzullo la chiamerà nel suo programma perchè c’è già lui che non dice nulla. Ricordate una gaffe che l’avrebbe tramandata ai posteri? Boh. Del resto a questo servono le vallette, ha fare le gaffe per essere riviste a Blob.
4 ad Alessio BernabeiLa storia ci dirà se ci ha visto lungo, come da tradizione della omonima casata (Bernabei, ottici dal 1950 al Corso), a lasciare il gruppo. Per ora il televoto l’ha stoppato e la sua scelta di mettersi in proprio non ha funzionato. Insomma si è ritrovato come Peppe er pantera dei “Soliti ignoti”: “m’hanno rimasto solo”.
4- ad Aldo, Giovanni e GiacomoSono venuti a Sanremo per la prima volta. E si spera l’ultima. La loro comicità si rifà alla preistoria, in tutti i sensi, non solo per lo scenetta di una vita fa che ripropongono. L’unica nota positiva è che daranno in beneficenza il cachet ricevuto.
3 e mezzo ai coniugi Salamoia (gli sposini della platea)Adesso si capisce perché il matrimonio è in crisi. Se ne faccia una ragione Giovanardi.
3 agli Zero AssolutoE poi dice che gli antichi non avevano ragione. Nomen omen. Zero assoluto appunto.