Maurizio Mattioli a tutto campo. L’attore romano si racconta in un’intervista dopo 40 anni di carriera, tra il rimpianto di non aver mai lavorato con il suo idolo Verdone, l’orgoglio di essere a teatro con ‘Il conte Tacchia’ e un sogno nel cassetto: interpretare un prete o un poliziotto in un film drammatico.
“Nella mia carriera non sono mai riuscito a lavorare con Carlo Verdone e questo mi addolora un po’”, dice l’attore che ha lavorato con alcuni dei più importanti registi italiani come Mario Monicelli e Marco Risi. Essere diretto da un romano come lui, che ha portato sul grande schermo tic, vizi e difetti degli italiani tra i quali ci sono degli indimenticabili personaggi come Oscar Pettinari, Ruggero e Ivano ispirati dalla vita di tutti i giorni nella Capitale, resta un suo grande desiderio.
“Gliel’ho anche detto un giorno, perché lui è stato un mio idolo – afferma l’artista che pochi giorni fa ha compiuto 65 anni – Lui mi ha risposto che non è detta l’ultima parola e che quando farà un film corale, gli farà sicuramente molto piacere avermi”.
Il conte Tacchia. Giovedì 11 e venerdì 12 giugno Mattioli sarà al teatro Brancaccio di Roma con ‘Il conte Tacchia’ di Toni Fornari. Dopo essere stato Mastro Titta, vestirà i panni del Principe, una delle figure più celebri della Capitale a cavallo tra l’800 e il ‘900. “Mi fa piacere interpretare questo personaggio e mi sento molto a mio agio in questa Roma che mi raccontava mia nonna nata proprio nel 1900 – racconta l’attore – La Roma dei caffè chantant, delle carrozze, dei principi, dei Papi e piena di interessi. Quindi farne parte, mi rende orgoglioso e felice”.
In oltre 40 anni di carriera, sia al cinema che in tv Mattioli ha sempre interpretato per lo più ruoli comici. “Mi piacerebbe fare un prete serio, che non lesina battute, o un poliziotto in un contesto drammatico mettendoci ovviamente del mio, la mia personalità, le mie caratteristiche”, ammette l’attore al quale piacerebbe lavorare anche con Paolo Sorrentino e Giovanni Sollima di cui dice: “Ha fatto grandi cose su Roma, oltre che su Napoli. Romanzo criminale mi è piaciuto molto, e anche Suburra. E’ gente che va a tirare fuori sotto pelle, mi piace”.
Tra i giovani registi italiani con i quali Mattioli ha invece lavorato c’è Paolo Genovese in ‘Tutta colpa di Freud’: “Credo che lui nella commedia potrebbe avvicinarsi a maestri quali Monicelli, Steno o Risi”.