Chapeau a Le Iene, bocciati i salotti tv

Il programma su Italia 1 non le azzecca tutte e sempre, ma quando lo fa mette in mora tutti gli altri spazi che pretendono di fare approfondimento.

Chapeau a Le Iene, bocciati i salotti tv
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6 Maggio 2015 - 19.32


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di Vittoria Muller

Chapeau a “Le Iene”. Qualche sera fa, incrociando l’appuntamento di seconda serata di “Italia 1” ci sono stati offerti due servizi che tanto vorremmo vedere al posto di stanchi salottini televisivi, Rai e non.

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Il primo, l’incontro con Philippe Martinez, il comandante del cargo commerciale che nel Mediterraneo ha cambiato rotta e imbarcato centinaia di profughi, salvandoli. “Le Iene” lo hanno trovato (non era difficile signori Rai e non), sono andati ad incontrarlo e lo hanno intervistato. Quasi un pirata con la sua bandana in testa, con parole semplici e profonde in bocca, che ci hanno dato il senso del soccorso e della solidarietà, mandando a quel paese, con parole semplici, chi si arrampica ad argomentazioni che, vuoi o non vuoi, finiscono con l’essere razziste.

Belle parole, un racconto semplice, da uomo di mare che va al cuore delle cose. Ci siamo detti: “Cosa fanno gli altri? Vediamo…”. Rapido giro di telecomando per incrociare stanchi salotti e salottini che odoravano di naftalina. Più degli altri, quello scomodo di Rai 3, con un LineaNotte sugli sgabelli (scomodo solo per questo) che rimasticava, passata la mezzanotte, la politica del giorno e di quello precedente. Con ospiti che non vestivano l’abito dei protagonisti. Tutto a consumarsi nel chiuso dello studio aspettando solo che finisse.

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Torniamo su “Italia1”, con “Le Iene”, che non le azzeccano tutte e sempre, ma quando lo fanno mettono in mora tutti gli altri spazi che pretendono di fare approfondimento.

Altro servizio. Whirlpoool sta chiudendo in Campania. Il futuro dello stabilimento e di tante famiglie è appeso ad un filo. “Le Iene” vanno a casa degli operai e, inquadrando i genitori, fanno parlare i figli degli operai in angoscia: “Mio padre? Non è sereno come prima…E’nervoso e non parla….”. E un altro ci dice che sono già saltate alcune pizze, la sera, con mamma e papà. E tante altre parole semplici, anche in questo caso, che dicono come meglio non si può fare cosa è in gioco quando un operaio, una lavoratrice, perdono il lavoro: in famiglia è una bomba, l’inizio di una navigazione incerta e drammatica, un naufragio.

Chapeau a “Le Iene”, dunque, e un invito a Rai e non a chiudere i salotti e andare in strada.

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