Sanremo è una Democrazia Cristiana sospesa nel tempo‏

Una Kermesse mediocre ma con punte eccellenti come Tiziano Ferro. Quanto a Siani: come è caduto in basso...‏

Sanremo è una Democrazia Cristiana sospesa nel tempo‏
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11 Febbraio 2015 - 17.45


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di Enrico Lucherini

Come commentare la prima puntata del Festival di Sanremo se non dicendo che mi è sembrata sempre la stessa storia, uno spettacolo che mi ha ricordato quelli che andavano in scena negli anni ’60 e ’70. Certo con una grande differenza però: in quelle edizioni lì, c’erano le grandi star, come Patty Pravo, Loredana Bertè, Anna Oxa, che regalavano al pubblico dei momenti da brivido. Carlo Conti, neo presentatore della kermesse canora, è stato certamente bravissimo nella conduzione della trasmissione, ma… nessuno mi venga a dire che è stato un innovatore, perché lo spettacolo che ho visto non era un format né nuovo né originale. Che cosa ha fatto? Semplice, ha riproposto lo stesso Festival di Sanremo che andava ai tempi di Pippo Baudo e della Democrazia Cristiana.

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Poi per il resto, quello andato in scena sul palco dell’Ariston è stato uno show molto noioso, con pochissime cose che vale la pena di salvare. Tra i cantanti in gara, non butto giù dalla torre la voce di Malika Ayane, nonostante anche la sua canzone l’abbia trovata mediocre: delle altre, posso solo dire, che non me ne è piaciuta nessuna. Eccellente è stata invece l’esibizione di Tiziano Ferro, divenuto davvero un animale da palcoscenico. Salvo anche Emma e Arisa, le due cantanti – preferisco chiamarle così invece di vallette. Sono state deliziose, un po’ impacciate per l’emozione della prima volta, ma mai fuori luogo.

Da dimenticare immediatamente è Alessandro Siani: è stato davvero terribili. A me piaceva tantissimo fino a due anni fa, ma adesso… con quei capelli, con quelle banalità di battute: il pubblico presente all’Ariston, in evidente imbarazzo, rideva giusto un minuto dopo, ma non perché quelle di Siani fossero battute sofisticate – aggettivo che tra l’altro non penso si possa attribuire al comico -, ma perché capiva un paio di secondi dopo che lo sketch era concluso e bisognare ridere. Che dire? Oltre alla mediocrità del testo, non ha saputo nemmeno raccontare il suo monologo.

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Quello che mi è davvero piaciuto e che mi ha davvero emozionato è stata la reunion di Al Bano e Romina Power. Io con loro due ho lavorato in due film, “Angeli senza paradiso” e “Nel Sole”, e durante la loro esibizione mi hanno fatto sorridere e mi hanno ricordato la colonna sonora di quel periodo della mia vita alla fine degli anni ‘60. Del resto quelle di Al Bano e Romina sono delle canzoni semplici, rustiche, orecchiabili che a noi italiani ricordano un periodo felice. Brani che sono amati anche all’estero, basta pensare al successo che hanno all’estero – Russia, Usa e Sud America: gli stranieri ci sentono nelle loro canzoni un sapore mediterraneo, io ci sento anni di spensieratezza.

Comunque agli italiani, è evidente, Sanremo piace. C’è infatti da registrare un risultato clamoroso per la prima puntata, parlando di dati di d’ascolto. Certo non è l’unica trasmissione televisiva che ottiene ascolti così elevati. Sento sempre dire in giro il giorno dopo la prima puntata: “Che schifo, Sanremo!”, “Che noia, Sanremo”, lo dicono tutti, ma poi la realtà è che gli italiani ci ricascano sempre e vogliono guardarlo. È quasi ridicolo quando lo sento dire e ormai rido. È come quando si doveva votare Democrazia Cristiana, tutti dicevano di votare per il Partito Comunista e poi puntualmente vinceva la Dc: è certo, il nostro è un brutto paese.

Se qualcuno oggi mi chiedesse se mi piace di più Sanremo o L’isola dei famosi o non avrei dubbi: risponderei l’Isola, perché quanto meno è un programma più “originale”, nonostante sia in onda da anni. Quello che capisco ogni volta che va in onda il Festival è che gli italiani non vogliono vedere “Mommy” di Xavier Dolan o quel capolavoro di “Birdman”, a cui spero sia dato il premio Oscar. L’italiano ama vedere della robaccia: al cinema come in televisione.

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