“Io non tratto con la minoranza del partito, ma con i lavoratori”. Ha risposto così Matteo Renzi, ospite della prima puntata di “Che tempo che fa” di Fabio Fazio, sulla resa dei conti, attesa per oggi durante la direzione del Pd, sul Jobs act.
Nell’intervista rilasciata su Rai3, il premier ha detto di essere stanco di una sinistra “opportunista e inchiodata al 25%”, che ha fatto dell’articolo 18 solo una “battaglia ideologica”. Una sinistra che ha sempre guardato al passato e che non si è mai resa cont che “la memoria senza speranza è un museo delle cere”. “Gli imprenditori devono poter licenziare” ha proclamato Matteo Renzi, che subito dopo ha annunciato anche la cancellazione dei contratti precari, dai co.co.pro. in poi.
Ma il primo ministro ha promesso anche che troverà le risorse per i nuovi ammortizzatori sociali – quelle che per lui sono al momento le uniche tutele che servono ai lavoratori italiani – e per combattere e abbattere la disoccupazione, soprattutto quella giovanile. L’operazione da 1,5 miliardi di euro sarà inserita nella legge di Stabilità, stimata da Renzi in 20 miliardi di euro e che non costerà agli italiani nemmeno “1 cent di tasse in più”.
Oltre alle minoranze interne, Renzi si deve guardare anche dagli attacchi del sindacato, che l’ex sindaco di Firenze ha bacchettato anche nell’intervista da Fazio: “L’unica azienda al di sopra dei 15 dipendenti che non ha l’articolo sono i sindacati, che poi ci vengono a fare la lezione”. I toni dunque non sono certo concilianti.
Anche all’interno del Pd è lotta dura e, la direzione convocata per oggi, si prevede infuocata, con le minoranze pronte a dare battaglia sulla riforma del mercato del lavoro. Se Bersani, in un’intervista a Sky Tg24, ha rassicurato tutti che non c’è nessun pericolo di scissione, tra i democratici c’è chi insiste necessità di avere un dibattito aperto e costruttivo.
C’è chi – come Francesco Boccia, Stefano Fassina, Pippo Civati e i cuperliani – è anche pronto a presentare un documento in Direzione con il quale si chiede di allineare la discussione sulla Legge di Stabilità a quella sulla riforma del lavoro. Sarà la direzione, è spiegato, a decidere se questo testo debba essere messo ai voti ma l’importante sarà la discussione che genererà: Renzi – è il ragionamento – dovrà ascoltare delle ragioni oggettive e scegliere fra un pezzo del partito o Ncd.
Nonostante posizioni così distanti c’è anche chi, come Matteo Orfini, presidente del partito ed esponente dei Giovani Turchi, prova a mediare tra minoranza e maggioranza: “Siamo d’accordo al 90%”, ha rassicurato.