RomaFictionFest: Gale Anne Hurd racconta The Walking Dead

L'executive producer della serie tv, diventata un fenomeno globale, ha incontrato i fan in una masterclass nella prima giornata del RomaFictionFest.

RomaFictionFest: Gale Anne Hurd racconta The Walking Dead
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13 Settembre 2014 - 21.36


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La prima giornata del RomaFictionFest è stata caratterizzata dalla presenza sul pink carpet della manifestazione italiana, dedicata al mondo delle serie tv e delle fiction, dalla presenza di Gale Anne Hurd della executive producer di The Walking Dead. La produttrice ha tenuto una masterclass, moderata da Marco Spagnoli, direttore del Giornale dello spettacolo, dove ha raccontato ai fan come si è avvicinata al mondo del cinema, i suoi successi degli anni ’80 e ’90 e infine su come è nato il fenomeno globale di The Walking Dead.

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“Sono sempre stata un’appassionata di fiction in tutte le sue forme – ha dichiarato -, e durante gli anni del liceo e dell’università guardavo almeno due film al giorno. Prima degli zombie televisivi, Gale Anne Hurd ha prodotto film come Terminator e Aliens, diventati delle serie e proprie saghe cinematografiche. Il suo esordio nel mondo del cinema però è stato grazie a Roger Corman, che negli 1978 ha creduto in lei: “È stato lui a darmi questa possibilità, credendo in me in un periodo in cui non erano molte le donne che facevano cinema. Ed è sempre stato lui che mi ha fatto capire il lavoro che volevo fare, facendomi lasciare la sua società e dicendomi che lui non aveva più nulla da insegnarmi, avevo imparato tutto e mi detto che ero pronta per realizzare un film come Terminator”.

La produttrice è sempre riuscita a pensare fuori dal coro, innovando e realizzando sempre opere cinematografiche di fantasie, diventate pellicole di culto per tutti gli amanti del cinema: “Le mie fonti di ispirazione sono stati i registi come Kubrick, che mi hanno fatto capire che i film di fantascienza possono essere film di serie A. Questo l’ho capito con più chiarezza quando ho cominciato a collaborare con James Cameron. Io ho sempre voglia di innovare”.

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Alla domanda sul perché si è avvicinata al mondo del piccolo schermo, la produttrice ha risposto: “Grazie alla televisione siamo in grado di dedicare più tempo alla storia e ai personaggi. Con le serie tv ad esempio si lavora per tanto tempo sempre con lo stesso cast e per questo si può approfondire tutto in modo più attento. A volte qualcuno mi chiede sempre perché non faccio film intimistici, io rispondo: ‘Li ho fatti, ma tu non li hai visti!’. Io amo le storie che coinvolgono e approfondiscono la condizione umana e con la tv è più facile realizzare questo tipo di storie. Un progetto che mi attira è quello dove i personaggio compiono un viaggio, che parli dell’essere umano, che sia di fantascienza o ambientato nella realtà. Per me una storia che funziona è quella in cui una persona normale si trova a vivere situazioni straordinarie”.

La produttrice si è poi voluta soffermare, nella chiacchierata con il pubblico, sul perché, rispetto agli anni ’80 quando ha esordito, nel mondo del cinema di oggi ci sono poche idee originali: “La colpa è degli studios che hanno paura. Oggi un blockbuster costa oltre 200 milioni di dollari e gli studios preferiscono fare delle scelte certe: assecondano quelli che secondo loro sono i gusti del pubblico. Per questo preferiscono basare la loro produzione su sequel e remake, per andare sul sicuro. Quello che manca oggi è il coraggio. Io invece amo correre rischi. Si impara di più dagli insuccessi. Io non ho paura perché se non provi a realizzare qualcosa non sai se avrai successo o meno”.

Infine ha poi spiegato come si è avvicinata a The Walking Dead: “Sono stata una fan dei fumetti. Mi piaceva l’idea che i morti che camminano della serie sono le persone che ancora non sono degli zombie, perché tutti, anche se muoiono di una morte naturale sono destinati a trasformarsi. Dunque i personaggi sanno che se muoiono diventano zombie e chi continua a vivere sa che potrebbe essere costretto ad uccidere un suo caro. I fumetti in questo senso sono inflessibili e raccontano storie dure e violente. Ho pensato che era un prodotto da mostrare anche sullo schermo. Il conflitto tra scelte morali ed etiche sono anche il motivo del successo a livello planetario della serie tv, perché si parla di temi che sono universali e si adattano a tutti i tipi di culture e civiltà”. Interrogata da un fan, Gale Anne Hurd, ha poi sottolineato quali sono i temi che stanno alla base di The Walking Dead: “La serie parla di chi siamo come esseri umani e di come ci comportiamo quando siamo di fronte all’apocalisse. Inoltre abbiamo approfondito anche chi siamo come società, sulle scelte difficili che ognuno di noi potrebbe dover compiere. Per questo i personaggi della serie sono così amati e seguiti, perché sono sempre in bilico nelle loro scelte, un continuo conflitto tra etica e morale”.

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Ha poi ammesso infine che non è facile essere un produttore: “ Nel mio lavoro è fondamentale fiutare una buona idea. Il produttore collabora con più figure, dal regista agli attori, passando per lo sceneggiatore e deve essere abile anche a convincere a far cambiare qualche cosa: a volte ti trovi sul set ad essere più uno psicologo che un produttore”.

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