Era già successo in passato ma ora Rupert Murdoch, dopo anni di concorrenza serrata tra Sky e Mediaset, bussa nuovamente alla porta di Silvio Berlusconi per evitare che il biscione finisca nelle mani del colosso francese dei media Vivendi. Ieri, secondo quanto riportato dal quotidiano finanziario MF, il numero uno di 21st Century Fox, la società cui fa capo il 39.14% di Sky plc (la società di diritto britannico cui è da poco confluito il 100% di Sky Italia), avrebbe fatto visita a Berlusconi nella villa di Arcore per proporre all’ex premier la fusione tra le attività italiane di Sky e la pay tv del biscione Mediaset Premium.
La possibilità di un merger tra le due piattaforme pay attive sul mercato italiano è stata sempre smentita con forza dai due gruppi, impegnati a contendersi il mercato delle tv a pagamento, ma solo qualche mese fa Tarak Ben Ammar, il finanziere franco-tunisino che ben conosce sia Berlusconi sia Murdoch aveva indicato questo scenario come plausibile. “I gruppi di media in futuro con le piattaforme digitali dovranno trovare un accordo per operare in più settori”, aveva affermato Ben Ammar, “credo che qualcosa dovrà succedere anche in Italia tra Berlusconi e Murdoch e penso che in futuro si troverà un accordo”. “Io farei di tutto, se possibile perché ci sia una piattaforma e non due”, aveva osservato Ben Ammar, che nel frattempo è entrato nel board di Vivendi su designazione di Vincent Bolloré.
Mediobanca: dalla fusione vantaggi per entrambi gruppi. L’ipotesi di un’alleanza nel campo della televisione a pagamento tra il gruppo televisivo che fa capo alla Fininvest (che detiene anche il controllo del Milan) e il colosso europeo nato dalla fusione di BSkyB, Sky Deutschland e Sky Italia, secondo gli analisti di Mediobanca Securities porterebbe benefici per entrambi i gruppi. “Il settore della televisione a pagamento”, è la visione degli analisti di Mediobanca, “si sta evolvendo rapidamente sia a livello globale sia a livello continentale poiché l’interesse delle compagnie telefoniche per i contenuti premium sta aumentando quasi dappertutto. Ciò costituisce una notizia positiva per i broadcaster, dal momento che il valore degli asset pay potrebbe aumentare significativamente nel breve termine”.
Ma allo stesso tempo la concorrenza tra più operatori si sta traducendo in un significativo incremento dei prezzi per l’acquisto dei diritti, specie quelli relativi al calcio. Lo testimonia il recente esito della gara per i diritti tv della Serie A per il triennio 2015/2018, chiusa, nonostante i pasticci realizzati sul bando, con un incremento dell’incasso complessivo per i club di circa 100 milioni a stagione. Mediaset e Sky si sono infatti impegnati a versare ai club del massimo campionato nazionale 945 milioni a stagione contro gli 841 milioni messi sul piatto nel 2014/15 (erano 817 milioni nel 2012/13 e 829 milioni nel 2013/14).
Non solo, la competizione tra le due piattaforme si è tradotta anche in un forte incremento dei prezzi dei diritti tv della Champions League per il triennio 2015/2018. Mediaset si è infatti aggiudicata l’esclusiva per l’Italia della Champions per le prossime tre anni mettendo sul piatto 230 milioni a stagione, circa 700 milioni complessivamente. Il triennio 2012/2015 se lo era invece aggiudicato Sky, che aveva poi condiviso l’esborso con il biscione e con la Rai, per 190 milioni a stagione (570 milioni).
Ma è proprio l’incremento del valore dei diritti tv del calcio a minare alla radice la redditività delle due piattaforme satellitare. Se infatti i costi di gestione sono destinati ad aumentare, non è detto che gli abbonati e dunque i ricavi crescano alla stessa velocità. Proprio per questa ragione Mediobanca ritiene che una fusione Mediaset Sky possa contribuire a calmierare i prezzi dei diritti tv facendo aumentare di conseguenza la redditività.
Quando Berlusconi disse no a Murdoch.
Come detto, non è la prima volta che Murdoch e Berlusconi si vedono faccia a faccia per discutere di possibili integrazioni tra i rispettivi gruppi. Diciassette anni fa il tychoon australiano, che ancora non era presente nel mercato televisivo italiano (vi entrerà solo nel 2003 acquisendo Telepiù proprio da Vivendi) aveva messo sul piatto 7.000 miliardi di vecchie lire per rilevare dalla Fininvest il controllo di Mediaset, quotata in borsa nel 1996.
Allora la Berlusconi, dopo una trattativa segreta durata mesi, aveva rifiutato l’offerta di Murdoch. Un rifiuto che l’ex premier aveva motivato con “ragioni di cuore, perché considero le televisioni una mia creatura, le ho costruite, le ho fatte crescere, le ho difese dal black out dei pretori e dall’ostracismo degli avversari politici”. Ma anche per tutelare i suoi figli, Piersilvio e Marina, “che si sono inseriti molto bene nell’azienda”, ai suoi collaboratori, al fatto che in questo modo “non si consegna una grande azienda italiana di media in mani straniere”.
L’ultima volta risalirebbe invece al 2013. Allora il verrtice tra i due tycoon, cui aveva fatto seguito un briefing operativo tra il management delle due aziende, si era chiuso con un nulla di fatto. Ora però lo scenario di mercato, vista anche la volontà di espansione internazionale di Vivendi , è profondamente cambiato e non è escluso che l’esito dei colloqui possa essere diverso in caso di accordo migliore rispetto a quello potenziale con Vivendi.