Oscar run per alcuni, Kudos chaos per altri, la corsa agli Oscar è già iniziata, con una interminabile sequenza di eventi, tra annunci di nomination e successive premiazioni che terranno impegnati i principali contendenti da adesso a fine febbraio. Quasi tre mesi: la durata delle riprese di un film medio. Questo è il costo aggiuntivo, oltre ai milioni di dollari di spese pubblicitarie (da 2 a 25 milioni per ogni film), all’organizzazione di un centinaio di eventi tra premiazioni, cene, cocktails, alle centinaia di proiezioni, a migliaia di dvd e di streaming online, alla mobilitazione degli studios e dei loro accoliti, alla stessa macchina organizzativa dell’Academy ed appunto l’impegno a tempo quasi pieno di decine di talents, che Hollywood sostiene ogni anno per una supercoproduzione con un budget elefantiaco.
Quanto costano gli Oscar? Difficile calcolare un costo complessivo che probabilmente è pari a due o tre blockbuster messi insieme. Anche perché a pagare sono in tanti, in primis tutti quelli che vogliono spingere i propri candidati, e dietro in varia misura tutta l’industria. Certo se fosse un’unica azienda a gestire tutto questo kudos chaos, come alcuni chiamano questa stagione, probabilmente avrebbe già gettato la spugna, perché la proporzione tra costi e ricavi è sicuramente fallimentare. Ma se la si guarda come una corsa alla gloria, una specie di lotteria dove i partecipanti sebbene vengano scelti per meriti devono pagare un prezzo molto alto per correre, allora si comprende perché l’Academy sia arrivata all’87° anno, ed oltretutto in ottima salute. La gloria non ha prezzo, e la gloria è il collante della fabbrica dei sogni, che ogni anno si autocelebra con un rituale maestosamente lungo, che rigenera, come le cerimonie sacrificali, la propria giovinezza perenne.
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