Multiprogrammazione in provincia: parla Gérôme Bourdezeau

L'intervista all'ex Direttore di Ugc Italia che racconta la sua ottima esperienza del cinema Etrusco di Tarquinia.

Multiprogrammazione in provincia: parla Gérôme Bourdezeau
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28 Giugno 2014 - 18.01


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di Piero Cinelli

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La multiprogrammazione, ovvero la possibilità di trasformare sale da uno o due schermi in piccoli multiplex grazie alla proiezione in digitale, mostrando più titoli nel corso di una sola giornata e facendo fare più spettacoli ad orari diversi ad un film nel corso di un mese è già una realtà Questo speciale propone una serie di modelli virtuosi da Nord a Sud di multiprogrammazione che funziona molro bene.

Dai multiplex al cinema d’autore. Un percorso tutt’altro che facile che Gerome Bourdezeau, ex Direttore di Ugc ciné cité Italia, assieme al socio Dominique Battesti, ex Cfo di Ugc ciné cité Italia, hanno affrontato da circa un anno, prendendo la gestione di una sala di Tarquinia, l’Etrusco, di quattro schermi.

“Dopo i timori di chiusura definitiva di agosto scorso, abbiamo lanciato una sfida alla cittadinanza di Tarquinia: basta che ogni concittadino venga quattro volte al cinema in un’anno e il cinema può vivere.”

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Etrusco ha una storia centenaria, era un classico cinema teatro di provincia con una capienza molto vasta di quasi ottocento posti, poi il gestore precedente che è il proprietario delle mura e che si chiama Davide Pagliaroli lo ha ristrutturato in quattro sale. Noi abbiamo rilevato la gestione nell’agosto scorso. Provenivamo, io e il mio socio, dall’esperienza di Ugc, e quando abbiamo deciso di prendere la gestione dell’Etrusco avevamo il problema di dover affrontare un bacino molto più ridotto.

E quale è stata la vostra strategia?

Invece di avere quattro titoli a settimana abbiamo moltiplicato l’offerta in modo che il pubblico fosse stimolato a venire non una volta sola ma più volte. Non è facile far cambiare le abitudini, anche se c’era gente che affrontava un viaggio di 150 chilometri tra andata e ritorno per andare a Roma a vedere un certo film. Ma abbiamo puntato sulle proposte per riprendere il pubblico. E da questo punto di vista siamo riusciti ad aumentare la frequenza da un anno all’altro, da dicembre ad oggi, da due volte e mezzo a quattro volte e mezzo nello stesso periodo.

La differenza l’ha fatta il cinema di qualità?

Certo che ci sono dei titoli che non ci hanno dato le risposte che ci aspettavamo, però si lavora anche per ricostruire l’identità della sala, e le due settimane che abbiamo fatto ad esempio The special need e adesso Gabrielle, tanto per dare un’idea di due proposte molto particolari, contribuiscono a rafforzare la stima nei nostri confronti del pubblico più esigente.

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La nostra idea è di mettere a contatto i vari pubblici, quello che viene a vedere Maleficent o Godzilla con quello del cinema di qualità. Sarebbe molto facile puntare esclusivamente sui grandi titoli, cercando di portare dentro il maggior numero di pubblico, mentre ci vuole molto impegno e molto coraggio a cercare di allargare le tipologie di spettatori. Non abbiamo la pretesa di avere una risposta immediata dal punto di vista del numeri, ma è anche vero che una proposta molto equilibrata e molto trasversale è la giusta ricetta.

Quali strumenti utilizzate per comunicare con il territorio?

Abbiamo due sistemi paralleli, uno online per comunicare direttamente con il nostro pubblico, e l’altro più generico per comunicare con il territorio. Abbiamo un sito internet, un’app sia mac che android con cui si può prenotare e acquistare il biglietto ed una pagina facebook che sta crescendo velocemente che ci permettono di comunicare in tempo reale con il nostro pubblico e tra l’altro di fare delle offerte ‘last minute’: ad esempio due settimane fa ho fatto un’offerta al volo in occasione dell’anniversario dello sbarco in Normandia.

Accanto a questi utilizziamo altri strumenti più generici per comunicare con il territorio, stampando ogni settimana 4mila flyer che distribuiamo regolarmente nei punti più nevralgici della nostra cittadina, inoltre lavoriamo molto sia con le associazione che con alcuni locali pubblici, con i quali abbiamo fatto degli accordi commerciali. Comunque lo strumento più importante è l’entusiamo. Quando ci si mette il cuore, oltre alla testa, le cose avvengono per forza. Alla fine anche i più recalcitranti si lasciano convincere.

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