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Gabriele Lavia, il "Padre" che non sa più se è il padre della figlia

L'attore interpreta ed è il regista del dramma di Strindberg che debutta a Pontedera e poi va in tournée: ritratto di famiglia in un inferno

Gabriele Lavia, il "Padre" che non sa più se è il padre della figlia
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11 Gennaio 2018 - 12.49


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Gabriele Lavia torna per la terza volta a un testo da lui molto amato e sentito, “Il padre” del drammaturgo svedese August Strindberg. È regista e interprete della nuova produzione della Fondazione Teatro della Toscana in prima nazionale al Teatro Era di Pontedera (Pisa) sabato 13 e domenica 14 gennaio e alla Pergola di Firenze da martedì 16 a domenica 21 gennaio. Poi lo spettacolo va in tournée a Roma (Teatro Quirino) dal 23 gennaio, a Bologna (Arena del Sole, 8-11 febbraio), Milano (Teatro dell’Elfo), Torino (Teatro Carignano), Genova (Teatro della Corte), Udine (Teatro Nuovo, dal 21 al 23 marzo). Sul palco anche Federica Di Martino.

“L’azione di quest’opera – afferma Gabriele Lavia in una nota stampa – è tutta interiore e stretta nella morsa tragica dell’unità di tempo, luogo e azione nella quale deve essere compiuto il ‘delitto perfetto’: l’omicidio psichico. Il nostro spettacolo precipita l’azione dentro una vertigine di velluto rosso sangue dove il quieto salotto familiare comincia ad ‘affondare’ nel naufragio di ogni certezza. È il naufragio del mondo e della storia. Ma forse la vita non è altro che un naufragio”.
Il Capitano di cavalleria Adolf si scontra con la moglie Laura sull’educazione da impartire alla figlia Berta. La consorte non esita a instillare nell’animo dell’uomo un dubbio atroce: la sua stessa paternità. Il lungo calvario mentale di Adolf lo sprofonda in un’angoscia devastante, fino a farlo precipitare, prosegue Lavia, “nell’abisso della perdita di ogni ‘certezza ontologica’ dello statuto virile della paternità”.

“L’intreccio del Padre – spiega ancora Lavia – è semplicissimo. Un marito sospetta che la moglie lo abbia tradito e che la figlia sia figlia di un altro. Marito, moglie, figlia e…l’altro. Un intreccio, diciamolo pure, banale, che nelle mani di Strindberg diventa un ‘abisso’. O, meglio, il precipitare nell’abisso della perdita di ogni ‘certezza ontologica’ dello statuto virile della paternità e l’avvento della condizione di ‘incertezza dell’essere’ dell’uomo che, dunque, deve fare i conti con la cultura, la storia e addirittura, poiché Strindberg scrive una tragedia classica, con il mito”.

“Scritto con un’ascia, non con la penna”, disse August Strindberg su “Il padre” composto in una manciata di mesi nel 1887 e che metteva a nudo i nodi irrisolti di un rapporto coniugale inaridito in regole che hanno reso moglie e marito estranei l’una all’altro, rivali, nemici.

Teatro Era, Pontedera (PI) 0587.213988

 

 

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