di Manuela Ballo
Todi è Todi e apre il suo Festival mostrando appieno la sua natura medievale e la sua stupefacente bellezza. La restaurata sala del primo piano del Palazzo del Popolo, uno dei più antichi edifici della città, che si affaccia sulla ben nota Piazza del Popolo, ospita con il classico il taglio del nastro, la mostra dei due artisti, Raphaella Spence e Roberto Bernardi. Sono gli stessi artisti che hanno firmato il manifesto di questa trentaquattresima edizione del Festival. Il direttore artistico della rassegna, il sindaco della città, e le principali autorità cittadine hanno celebrato l’inizio di un festival che è riuscito a oltrepassare le barriere della distanza imposta dal lockdown. Sullo sfondo della sala delle Pietre fa bella mostra rendendo ancor più preziosa l’esposizione, il fondale ottocentesco che adornava, in origine, quel teatro comunale dove, qualche ora dopo, sarà rappresentata l’opera prima, “Era un fantasma”.
Con la lentezza degna di un colpo di teatro, sono stati fatti cadere, uno dopo l’altro, i bianchi drappi che ricoprivano le opere dei due artisti. Loro, gli artisti, si sono limitati da dire poche parole e, per loro, hanno parlato le opere e i cataloghi stampati dallo stesso Festival per rendere ancor più prezioso l’evento. Una parete per artista, poche ma espressive opere, pubblico entusiasta. Difficile riassume il senso del lavoro di due artisti che hanno in comune il legame profondo con il territorio e la loro dimensione cosmopolita. Ne traccio perciò, brevi e sintetici profili.
Dopo aver dipinto paesaggi e ritratti, Roberto Bernardi, si orienta verso una nuova forma di realismo strettamente legato all’iper-realismo e le sue composizioni appaiono sempre più influenzate dalla Pop-art. Decisive, in questo senso, sono le esperienze maturate negli States e con il mercato dell’arte di New York che- come scritto nel catalogo- “l’hanno introdotto negli ambienti artistici della grande mela”. Un omaggio, in perfetto stile pop, è quello che l’artista dedica alla grande Marilyn Monroe, che non a caso è il quadro che apre la parete a lui dedicata. Sempre all’attrice è dedicato anche un altro quadro nel quale Marilyn è raffigurata in un leccalecca. E non a caso il quadro che è presente nel prezioso catalogo che, non casualmente s’intitola “Candies”, cioè caramelle. Dolcetti, leccalecca, Mentos, caramelle e bastoncini di zucchero compongono, infatti, mosaici di delizie dolciarie, dove il miscuglio dei colori richiama l’uso che degli stessi hanno fatto i grandi maestri della pop-art. E non a caso il quadro che è presente nel prezioso catalogo che, guarda caso, s’intitola “Candies”, cioè caramelle. L’iper-realismo è poi manifestamente espresso dall’uso abbondante della plastica che avvolge o diventa protagonista di alcune opere rilevanti.
Raphaella Spence, dopo aver girovagato per l’Inghilterra e la Francia è diventata cittadina di Todi, appena adolescente. Ed è inevitabile, quindi, che l’ispirazione derivi dalla continua visione e frequentazione della campagna umbra. Anche lei appartiene alla corrente iper-realista ed è, in questo genere, molto apprezzata sia in Italia sia a New York. Colpiscono i grandi alberi, i tronchi secolari delle betulle o delle querce e le piante, sempre le stesse, ma con i colori che mutano secondo le stagioni: ecco il verde pregante della primavera, il rosso arancio dell’autunno o il bianco gelato dell’inverno. La contrapposizione tra natura e ambiente urbano (New York, Venezia e Roma sono al centro della sua ricerca) è un’altra delle costanti della pittrice, con calde visioni di Roma e dei suoi monumenti storici ai quali riserva la stessa importanza delle piccole pievi di campagna: a caccia di chiesine romaniche- è scritto nel catalogo che s’intitola “Illusions”- che tratta con forza conservativa quasi a volerle preservare dall’incuria del tempo e dalla negligenza degli uomini.