Il 15 giugno i teatri e cinema possono riaprire alle condizioni di sicurezza prescritte dalle misure anti-Covid. “Dire che il 15 giugno si riaprono teatri e cinema è non sapere che mestiere facciamo. Ascoltateci”, dichiara la neonata (oggi 26 maggio) Atip, Associazione Teatri Italiani Privati che come fondatori raccoglie 14 palcoscenici del Paese.
In parallelo, e separatamente, in oltre tremila persone, dice l’Agis, hanno sottoscritto la petizione “Il teatro privato non può riaprire” lanciata su change.org da un’altra associazione, l’Anet – Associazione Nazionale Esercizi Teatrali, e dall’Isp- Imprese Stabili di Produzione. Tra i firmatari figurano Cristina Comencini, Ferzan Ozpetek, Maurizio De Giovanni, Maddalena Crippa, Carlo Conti, Anna Foglietta, Pierfrancesco Favino e molti altri. In questo caso il destinatario diretto è Dario Franceschini, ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, nel primo lo è indirettamente ma sempre lui è il referente.
L’Atip raccoglie l’Ambra Jovinelli, il Quirino e il Sistina di Roma, l’Augusteo di Napoli, le Celebrazioni e l’EuropAuditorium di Bologna, il Colosseo di Torino, il Verdi di Firenze, il Geox di Padova, il Lyrick di Assisi, il Morato di Brescia, il Politeama di Genova, il Teatro Team di Bari, il Metropolitan di Catania. I quattordici palcoscenici generano in una stagione 2500 giornate di spettacolo dal vivo, oltre due milioni di biglietti venduti e un volume di 50 milioni di euro (fonte Ansa). “Per noi la Fase 2 non esiste – dice all’agenzia di stampa Massimo Romeo Piparo, direttore del Sistina e ideatore dell’Atip – Noi siamo un altro mondo rispetto alle Fondazioni lirico sinfoniche o ai teatri pubblici. Viviamo dei biglietti venduti. Capiamo che il Comitato tecnico scientifico deve occuparsi di mille cose, ma dire che il 15 giugno, con le limitazioni indicate, si riapre è essere inconsistenti”.
L’associazione vuole sapere in dettaglio come viene ripartito il Fondo emergenze spettacolo e cinema; chiede siano prolungati strumenti come la Cassa Integrazione in deroga e il Fondo incremento salariale; chiede che venga stabilito il credito d’imposta sugli affitti fino a fine anno e che venga abolita l’Imu per i mesi di stop, che sia possibile applicare l’Art Bonus anche al teatro privato, che sia possibile “defiscalizzare” i biglietti acquistati per cultura e spettacolo dal vivo per l’intero 2021, che venga introdotto il tax credit. Senza questi correttivi, dice Piparo all’Ansa, tra comparto e indotto è “inevitabile il licenziamento di migliaia di lavoratori tra comparto e indotto”.
L’Anet e l’Isp nella loro petizione affermano che “le prescrizioni inserite nel Dpcm e relativi allegati in tema di riapertura dei teatri – a partire dalla limitazione delle 200 persone – non garantiscono la sostenibilità economica per il comparto del teatro privato, le cui entrate sono in gran parte e prioritariamente garantite dalla vendita al botteghino. A queste condizioni tutto il comparto del teatro privato italiano non potrà riaprire, con il perdurare di una situazione che assume, in particolare per i privati, dei contorni sempre più drammatici”.
Anet e Isp fanno varie richieste. Anche qui chiedono di prolungare la cassa integrazione, sostegni per le imprese, che Imu, Tari e il pagamento delle utenze vengano sospesi finché le sale devono restare chiuse, che siano rese più semplici “le misure di accesso al credito, attraverso forme di garanzia dello Stato (dal 90 al 100 per cento)”; chiedono inoltre altre forme di sostegno come “il credito d’imposta modello cinema” e, anche qui, di esterndere l’art bonus ai teatri privati.