Fiducia ai giovani? Un proposito sbandierato e raramente praticato, in Italia, oggi. Se non, troppo spesso, quando si hanno parentele ben sistemate o altolocate, le porte sono chiuse. Non è stato sempre così. Nel Rinascimento, per dire, non era così. Anche i Papi si affidavano a Michelangelo e Raffaello quando erano giovani. Nel Paese anchilosato odierno la Fondazione Teatro della Toscana invece ha compiuto una scelta degna di essere seguita: ha affidato in tutto e per tutto il settecentesco Teatro Niccolini, in pieno centro vicino al Duomo, a giovani attori che devono occuparsi di ogni aspetto della conduzione di una sala. Devono gestirla. Pensando ad amministrarla bene, a comunicare al pubblico quanto fanno, all’accoglienza in sala, alle pulizie. E il Niccolini è una sala con una storia nobile.
Come primo nucleo ha Fondazione ha scelto i neodiplomati della Scuola “Orazio Costa” della riuniti sotto il nome de “i Nuovi”: a loro affiancherà altri giovani attori, diplomati in altre scuole, selezionati tramite audizioni. Come informa il Teatro della Toscana, “saranno impegnati in tutti gli aspetti della macchina teatrale, dalla direzione artistica all’amministrazione, dalla comunicazione alle pulizie. Il progetto, strutturato su un percorso di tre anni, prevede che a ognuno degli attori coinvolti sia corrisposta una borsa di studio mensile”.
Di volta in volta ci saranno rapporti con “maestri” già affermati per creare un percorso di formazione permamente. Per iniziare, i “Nuovi” vengono diretti da Marco Baliani nella “Mandragola” di Machiavelli in scena dall’11 al 22 aprile. A seguire, lavoreranno con Gianfelice Imparato, Glauco Mauri, Andrée Ruth Shammah e Beppe Navello.
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