Il teatro va in scena per le donne, a Pordenone: proseguono le iniziative del Verdi nell’ambito della Settimana organizzata contro la violenza sulle donne, in vista della Giornata internazionale del 25 novembre. Giovedì 23, alle 20.45, il sipario si alzerà su “Io ci sono”, lo spettacolo che il regista Andrea Bruno Savelli ha adattato e messo in scena dall’omonimo romanzo scritto da Lucia Annibali con la giornalista Giusi Fasano. “Il tempo con lui è stato una bestia che digrignava i denti e io mi lasciavo sbranare”, scrive Lucia Annibali: nemmeno 5 anni sono passati da quella maledetta sera del 16 aprile 2013, quando Lucia, giovane avvocato di Pesaro, tornava a casa dopo essere stata in piscina. Ad attenderla, dentro il suo appartamento, c’era un uomo incappucciato che le ha tirato in faccia dell’acido, sfigurandola. Le ustioni, devastanti, hanno corroso anche il dorso della sua mano destra. Quella stessa notte viene arrestato come mandante dell’aggressione l’avvocato Luca Varani, che con Lucia aveva avuto una tormentata relazione da lei troncata nell’agosto del 2012. Secondo la magistratura Varani stesso aveva assoldato per l’agguato due sicari albanesi, in seguito arrestati. Come avviene in molti, troppi episodi di violenza contro le donne, anche in questo caso è stato l’abbandono a innescare la miccia del risentimento.
Lo schema è purtroppo classico: il possesso scambiato per amore, la rabbia che diventa ferocia, fino all’essenza della crudeltà, l’acido in faccia. Andrea Bruno Savelli propone così uno spettacolo di teatro civile che, ripercorrendo la storia che ha sconvolto l’Italia, ci accompagna in una riflessione sulla società contemporanea, in un intrico di emozioni che virano dalla sofferenza, all’indignazione, alla fierezza per il della protagonista. Lucia Annibali, diventata ormai una paladina nella difesa dei diritti in Italia, ha assistito alle prove dello spettacolo: “Mi sono emozionata e commossa, ho apprezzato le parti del racconto che sono state evidenziate, l’utilizzo fedele del testo del libro, il racconto, attraverso una serie di monologhi, dei miei pensieri, dei miei sentimenti, del dolore – ha detto – è la restituzione del messaggio più profondo della mia storia personale, che ho deciso di diffondere non solo per dividere il dolore ma anche come messaggio positivo di speranza, per incoraggiare le persone ad affrontare le prove difficili della vita con forza”. Lo spettacolo è affidato a un cast capace di emozionare, con Alice Spisa, Valentina Chico, Amerigo Fontani e con lo stesso regista, Andrea Bruno Savelli, in scena per l’occasione. La pièce, proposta in esclusiva regionale, sarà seguita da una riflessione condotta dalla giornalista Paola Dalle Molle: l’occasione per parlare di come si ‘raccontano’ le donne nelle cronache di ogni giorno, a partire dalla Carta di Pordenone che ha cercato di tracciare il quadro ‘deontologico’ di riferimento.
Al Teatro Verdi non solo la scena ma anche l’arte contemporanea genera impegno civile grazie all’opera – totem “25 novembre” realizzata dagli artisti Marisa Bidese, Marco Casolo e Gianni Pasotti. Due labbra, decisamente fuori scala, rosse e carnose come sono sempre immaginate – e proposte dai media – le labbra delle donne, fluttuanti su uno sfondo nero ma lucido, letteralmente tirato a specchio in modo che chi osserva l’opera non possa fare a meno di vedersi riflesso “dentro”, e ne diventi parte egli stesso. Contro la violenza sulle donne mettiamoci la faccia, sembra dire questo gesto d’arte che rimarrà esposto per tutta la settimana e che ha partorito un logo ‘a tutte labbra’, grazie al designer Patrizio De Mattio: un simbolo grafico in cui Pordenone tutta si è riconosciuta, autoproclamandosi “città contro la violenza sulle donne”. Il Teatro Verdi dedica un’intera settimana di sensibilizzazione al tema e si farà portavoce dell’hashtag #liberadiesseredonna attivo su instagram e twitter. Gran finale il 26 novembre con il monologo “La versione di Barbie”, di e con Alessandra Faiella.