"Smith & Wesson": il teatro di Baricco in tournée

Lo spettacolo scritto da Alessandro Baricco e diretto da Gabriele Vacis in tournée dopo aver incontrato un notevole consenso di pubblico all'Elfo Piccini di Milano

"Smith & Wesson": il teatro di Baricco in tournée
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7 Febbraio 2017 - 16.55


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di Chiara D’Ambros

Smith&Wesson, non come marca di una nota industria d’armi bensì i nomi dei protagonisti dell’omonimo spettacolo scritto da Alessandro Baricco.

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Anno 1901, Cascate del Niagara. Wesson (Fausto Russo Alesi) un pescatore d’uomini, e Smith (Natalino Balasso) un meteorologo, acuto inventore, che parla sempre in modo composto e forbito, anche quando sclera… per poi tornare in sé e subito riparare con un “scusate, ho avuto un padre molto severo”… Smith, per problemi di truffe varie, è scappato alla fine del mondo, in quella che viene definita “la capitale mondiale dei suicidi”… ma ha deciso, nonostante i suoi innumerevoli casini, di continuare a vivere perché – come dice a Wesson – in fondo la vita “è un’improbabile circostanza che può riservare inaspettate soddisfazioni”. Wesson conosce tutto del fiume, per quello sa ripescare velocemente gli sventurati che vengono proprio lì a porre fine alla loro vita, ma lo fa sempre troppo tardi. Nessuno esce vivo da quelle acque. Lui non è bravo come suo padre che riusciva a salvare delle vite. I due si piacciono e tra loro si sviluppa sin da subito un rapporto speciale. Le diversità di questi due uomini dialogano con un equilibrio esilarante che si manifesta anche fisicamente in scena, quando i due per andare a vedere le cascate scalano la struttura metallica che da casa di Wesson diventa roccia sospesa nel vuoto. I due devono muoversi in ascolto l’uno dell’altro altrimenti tutta la struttura si sbilancia con il rischio di ribaltarsi. La scenografia ideata da Roberto Tarasco si trasforma continuamente a significare un diverso spazio scenico e con esso una diversa tensione/emozione per tutto il corso dello spettacolo.

A destabilizzare potenzialmente l’equilibrio tra Smith& Wesson arriva una donna, una giornalista in cerca della notizia e accortasi che lì, alla fine del mondo non ci sono notizie, decide di crearla: si lancerà lei stessa dalle cascate ma per restare viva. Lo farà il 21 giugno, ma per farlo ha bisogno dell’aiuto di quei due.

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Come dice Gabriele Vacis che ha curato la regia dello spettacolo “Smith e Wesson, se non ci fosse Rachel sarebbero Vladimiro ed Estragone. Due simpatici farabutti, cinici, un po’ meschini ed inconcludenti. Rachel (Camilla Nigro), per Smith e Wesson è Godot. Infatti lei arriva…” Inizialmente quasi dispiace che sia arrivata, tanto forte e travolgenti erano i dialoghi tra i due. Ma si instaura un nuovo equilibrio. Il trio sostiene il racconto a ritmo serrato, dai colori ora vivaci, ora più tenui e tiene incollati alla vicenda l’attenzione del pubblico che respira, ride, si preoccupa con i personaggi nella preparazione del “grande evento”. A rompere questa onda emotiva, un grande schermo deruba la scena agli attori e taglia non solo il palcoscenico ma anche la relazione tra il trio e il pubblico. Voci narranti e video raccontano del tempo meteorologico del fatidico giorno dagli anni ’70 dell’’800 al giorno stesso. E a raccontare il grande evento del 21 giugno, “quel grande evento”, e il suo esito esce in proscenio la signora Iggins, interpretata in modo impeccabile e intenso da Mariella Fabbris, ma che uscendo dalla scena rischia di appiattire da dinamica viva e intensa vissuta sino a quel momento. Del resto forse a volte non restano che le “macchine perfette delle parole” che non sono la vita, la possono solo casualmente tradurre per far vivere un ricordo.

La vita torna a pulsare solo quando si riapre la scena e tornano Smith&Wesson con la loro relazione perfetta in quanto improbabile, piena di provocazioni che era stata scompigliata dall’entusiasmo di una giovane, ma che sopravvive… anche a Godot.

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