Da Zio Vanja con il Blitz Theatre Group

In prima nazionale per il Festival delle Colline Torinesi, la compagnia greca porta in scena “Vanja. 10 Years After” per un presente sospeso nel dramma di Čechov

Da Zio Vanja con il Blitz Theatre Group
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13 Giugno 2016 - 17.14


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di Nicole Jallin

Siamo distanti dieci anni dalla cechoviana residenza di Serebrjakov, in questo moderna “Vanja. 10 Years After” proposto in prima nazionale al Teatro Astra di Torino (l’11 e 12 giugno) per il Festival delle Colline Torinesi dalla compagnia greca Blitz Theatre Group – portatrice di attenta e sensibile riflessione artistica sulla critica attualità ellenica ed europea -, che ne cura regia e drammaturgia (insieme ad Angelos Skassilas). Dieci anni son trascorsi non tanto in senso cronologico, quanto statico di un arresto cominciato poco prima dell’addio collettivo e racchiuso nel suo stesso istante d’esistenza teatrale. Ed è una temporalità virtuale che rincorre se stessa, propria dell’assurdo che coglie però in pieno quegli attimi dilatati che Čechov rende progredire incessante ma immobile, prigionia di umano agire passivo, di impulsi vitali insofferenti, reazionari inibiti nelle parole, nel pensiero, nell’intenzione.
In questo oggi strozzato tra ieri e domani irraggiungibili, sono rimasti un dottor Astov (Christos Passalis) tra allucinato spirito adolescenziale e rigida attrazione per Elena (Angeliki Papoulia) che all’indole seduttrice preferisce ora una più devota (mortificata) dimissione rintracciabile in Sonja; e un Vanja (Giorgos Valais) atletico e straniato incursore di nostalgica giovinezza sparita. Vivono in un qui ed ora sempre – eternamente – sul punto di congedo, impossibilitati a sortire da questo salotto buñueliano con linee d’arredo alto borghese anni Settanta (per concezione di Efi Birba e luci di Tasos Palaioroutas), inclusivo di un pianoforte presto invaso da una “foresta demaniale” indoor, con affaccio su sezione di scala percorsa da e per nessun luogo: anch’essa interrotta alle estremità dalle quinte, anch’essa visibile nella sua metà. Perché a metà sono le vite dei tre eleganti personaggi (vestiti da Vassilia Rozana): consapevoli abitanti di una realtà assente, combattenti inermi e rassegnati – mai, però, vinti – di un reiterato stare al mondo apatico e distaccato che riflette pure il senso dato da Camus ne “La caduta” alle “Lezioni di anatomia…” di Rembrandt, qui stagliato sullo fondo.
Si perdono e si ritrovano costantemente Astov, Vanja ed Elena; richiamano il loro passato con atti ripetitivi e bizzarri, danzanti impulsi ironici, schizofreniche scariche emotive e musicali (trasgressive dell’originale divieto di suonare), e una condivisa euforia sempre interrotta, una follia cauta e pacata, contenute in una comune coscienza gravosa di malinconia remota e pessimista per un futuro che non ci apparterrà perché troppo lontano. Eppure, c’è una speranza tenace (né disfatta, né disillusa) per la felicità che il genere umano (forse) raggiungerà: auspicio evocato da echi poetici (anche proiettati nell’italiano restituitoci in sopratitoli da Laura Bevione) di Eliot, Cvetaeva, Bergman. E bergmaniana è anche la presenza assuefatta e onirica declinata in una staticità fisica di voce, corpo e mente a noi donata dalla precisa, garbata, e molto delicata interpretazione (e co-direzione) di Passalis-Valais-Papoulia, in uno spettacolo complesso e affascinante di attesa atemporale e cristallizzata, di triplice richiesta d’affetto sempre prorogata e mai raggiunta, di tensione emotivo-sensoriale spinta in avanti nella lotta fallimentare alla vita ma sempre, sempre resistente a questo (nostro) presente di perenne incertezza.

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VANJA. 10 YEARS AFTER
di Blitz Theatre Group e Angelos Skassilas
regia Blitz Theatre Group
da Zio Vanja di A. Čechov e Quattro quartetti di T.S.Eliot
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con Angeliki Papoulia, Christos Passalis, Yorgos Valais
assistente alla regia Vasia Attarian
luci Tasos Palaioroutas
scenografia Efi Birba
costumi Vassilia Rozana

accompagnamento produzione e diffusione Judith Martin /Ligne directe
produzione Blitz Theatre Group
coproduzione Comédie de Reims, Théâtre Dijon Bourgogne con il sostegno di Theatro Technis Atene e Biennale di Venezia
versione originale con sopratitoli in italiano
traduzione Laura Bevione per il Festival delle Colline Torinesi
presentato in collaborazione con Fondazione Live Piemonte dal Vivo nell’ambito di Scene d’Europa

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