Nozze d’inferno coi vampiri di Ronconi

Al Quirino di Roma, fino al 22 maggio, la penultima regia di Luca Ronconi, con Adriana Asti e Giorgio Ferrara coppia diabolica nella “Danza macabra” di Strindberg

Nozze d’inferno coi vampiri di Ronconi
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12 Maggio 2016 - 10.26


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di Nicole Jallin

La vita coniugale, quella fissata da anni di presenza condivisa, quella adesa al legame amoroso, quella che, assuefatta da se stessa, matura tra attriti e inerzie d’abitudinarie quotidianità diventando tanto indissolubile quanto inevitabile, è la protagonista di questa meditazione teatrale che è la “Danza di morte” (o “Danza macabra”) di August Strindberg: celebre testo – molto dark – scritto dall’autore svedese nel 1900 (con ispirazioni anche autobiografiche) quale sulfureo, tormentato, straniante ritratto della logorante e duratura infelicità sponsale.

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Quella firmata da Luca Ronconi, versione con debutto a Spoleto 57, per coproduzione col Metastasio e lo Stabile della Toscana, e ora al Quirino di Roma fino al 22 maggio, basata sulla traduzione e riduzione di Roberto Alonge, è un concentrato estetico di visionarietà gotica, di analitica e linguistica commistione grottesca e drammatica tra consuetudine del campare e propensione all’assurdo beckettiano, al (non)senso dello stare al mondo, alla cosciente (auto)paralisi umana nel tedio vitale e relazionale, in complice attesa di mortale liberazione. Liberazione da un “piccolo inferno” in mezzo al mare che isola dentro ruvide e sulfuree mura domestiche le due controparti esistenziali da nozze d’argento, nonché fonti di nutrito scambio dialogico di affettuosi (ma non troppo) consolidati battibecchi: il Capitano, instabile “demone raffinato” e (megalomane) ufficiale in congedo, e Alice, ex attrice (nostalgica) condotta dal teatro a pacata vita agiata, tra chaise longue dormeuse e sofà neri e antichi, un soppalco d’ottone con seduta, un telegrafo e un piano a muro, che accusano raffiche di venti esterni con scenografici movimenti di ricollocazione (per opera di Marco Rossi, in cromatica sintonia con le tinte scure dei costumi di Maurizio Galante).

Marito e moglie che Ronconi associa all’instancabile coppia (sulla scena e nella realtà) Giorgio Ferrara (attento dosatore d’ironia tra ghigni, atteggiamenti e modulazioni vocali) e Adriana Asti (alla quale si deve la disinvoltura di una sarcastica e diabolica aspirante vedova): a loro affida il compito di essere risonanza interpretativa di un sorprendente, erosivo e perverso umorismo che pervade in profondità il testo intero, ben al di là di superficiali luoghi comuni intorno alla rodata unione matrimoniale.

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E Kurt, cugino di lei, ivi giunto causa incarico pubblico, è sussulto d’animo lenitivo del disagio nuziale; è il terzo incomodo presto coinvolto e conteso in un ménage asimmetrico tra virali ed egoistici impulsi predatori sado-vampireschi, ai quali lui, per merito recitativo di Giovanni Crippa, resiste fragile, ossequioso e cortese, posato e progressivamente sconvolto da un moto (anche a carponi) di un’inquietudine imbarazzante e viziosa verso il quale egli, compassionevole, resta corpo estraneo trattenuto e poi rigettato. Ma non prima d’averne succhiato via un po’ di vita: ché, da queste parti, occasioni d’essere umani capitano raramente.

Teatro Quirino Vittorio Gassman, via delle Vergini 7, info 06 6794585, biglietteria@teatroquirino.it

DANZA MACABRA

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di August Strindberg

traduzione e adattamento Roberto Alonge

regia Luca Ronconi

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con Adriana Asti, Giorgio Ferrara, Giovanni Crippa

scenografia Marco Rossi

costumi Maurizio Galante

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luci A. J. Weissbard

suono Hubert Westkemper

produzione Teatro Metastasio Stabile della Toscana / Spoleto57 Festival dei 2Mondi

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in collaborazione con Mittelfest 2014

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