Uno tra i più grandi e antichi poemi epici indiani, il “Mahābhārata”, incontrava, oltre trent’anni fa ormai, l’azione anticonformista di Peter Brook, uno dei più importanti maestri della ricerca teatrale che, nella messinscena, in collaborazione con Jean-Claude Carrière dava vita a un impressionante capolavoro di nove ore ininterrotte. Ora, con “Battlefield”, il regista novantunenne ci porta nuovamente dentro quel testo per analizzare il nostro presente e questa nostra umanità in avanzata fase di autodistruzione. E lo fa ispirandosi all’opera del 1985 con un adattamento condiviso con Marie-Hélène Estienne per una coproduzione internazionale, che, in tournée mondiale, da mercoledì 11 a domenica 15 maggio arriverà all’Argentina di Roma.
Quattro interpreti, Carole Karemera, Jared McNeill, Ery Nzaramba, Sean O’Callaghan (lo spettacolo è in inglese con sottotitoli italiani di Luca Delgado), richiameranno il conflitto intestino della famiglia Bharata tra i fratelli Pandava e i loro cugini Kaurava, e la strage parentale per la conquista del trono: faida che unirà il re vincitore e quello destituito sotto lo stesso, pesante tormento della colpa assassina, della morte inflitta al proprio sangue, dell’insaziabile supplizio del rammarico: «La terribile descrizione della guerra che si consuma nella famiglia dei Bharata – spiega Brook -, con “dieci milioni di morti”, può far pensare a Hiroshima o alla Siria oggi. Vogliamo parlare di quello che accade dopo la battaglia. In entrambi gli schieramenti, i leader attraversano un momento di profondo dubbio; chi vince afferma: “la vittoria è una sconfitta”; chi perde ammette: “avremmo potuto evitare questa guerra”. Nel Mahābhārata alla fine i leader hanno la forza di porsi queste domande».
All’India invece, dal 10 al 15 maggio, il tema della violenza sarà declinato al femminile e rapportato nella dialettica Occidente-Islam, secondo la scrittura di Patrizia Zappa Mulas che col debutto di “Chiudi gli occhi”, per produzione del Teatro di Roma, dirigerà allievi della Scuola di Teatro e Perfezionamento professionale del Teatro di Roma Paride Cicirello, Vincenzo D’Amato, Alice Spisa e Jacopo Uccella. Saremo al cospetto della storia di Ameneh Bahrami, giovane donna sfigurata con l’acido per aver rifiutato un matrimonio che s’appella alla Shari’a per ripagare con la stessa moneta il suo aguzzino. Occhio per occhio, dice la Legge iraniana. Occhio per occhio, pensa compiaciuta l’opinione pubblica occidentale: «In quasi tutte le società islamiche modernizzate- commenta Patrizia Zappa Mulas -, il processo di parificazione importato dall’Occidente ha generato, per reazione, il ripristino violento della sudditanza dei soggetti femminili. Nelle società occidentali si è tradotta in una strage di donne soppresse da un familiare che non tollera la perdita del controllo sulla propria femmina (non più inerme). Ci troviamo ogni giorno a fare la conta delle vittime. Le nostre e le loro».
La vicenda di Ameneh sarà oggetto d’indagine scenica sulla coscienza e sulle paure europee, sul confine instabile tra vittima e carnefice, tra vendetta privata e rispetto della vita umana, con interpreti/testimoni di crudeltà chiamati a ricordare, narrare, giudicare. E si annunciano anche – dal 9 al 14 maggio – preventive letture, incontri e documentari per presentare e avvicinare gli spettatori alla realtà islamica.
Stesse date anche per “Rosso”, pièce di John Logan che, reduce dal successo in terra anglosassone, approda adesso, per produzione dell’Elfo, al Teatro India all’interno del percorso tematico “Arte in scena”. Con la direzione di Francesco Frongia e la recitazione, su traduzione di Matteo Colombo, di Ferdinando Bruni e Alejandro Brini Ocaña, avremo a che fare con il pittore espressionista statunitense Mark Rothko: coglieremo la sua vita nel pieno degli anni Cinquanta, quando ottenne la più importante commissione mai ricevuta dall’arte moderna, e assisteremo all’intimo scontro generazionale (professionale e personale) tra il maestro e l’allievo Ken. E saremo anche portati a immergerci nei colori e nei tratti delle tele, per trovare un punto d’ancoraggio meditativo dal quale osservare il mondo: «Rothko – precisa Frongia – sembra impenetrabile e distante ma richiede solo di cambiare punto di vista. È ascetico, profondo e non banale. Mentre John Logan ha il coraggio di essere enfatico: scrive con precisione e descrive i personaggi con cura e i suoi dialoghi ti portano a vedere con esattezza lo stato d’animo necessario per affrontare la scena. Alla fine dello spettacolo niente sarà più come prima; ogni sera sarà diversa e ogni sera il Rosso allontanerà il nero, almeno per un po’».
Dall’11 al 15 maggio – Teatro Argentina
BATTLEFIELDtratto da Il Mahabharata e dall’opera teatrale di Jean-Claude Carrière
adattamento e regia Peter Brook e Marie-Hélène Estienne
con Carole Karemera, Jared McNeill, Ery Nzaramba, Sean O’Callaghan
musicista Toshi Tsuchitori
musiche Toshi Tsuchitori
costumi Oria Puppo
luci Philippe Vialatte
Produzione C.I.C.T. – Théâtre des Bouffes du Nord
Co-produzione The Grotowski Institute, PARCO Co. Ltd / Tokyo, Les Théâtres de la Ville de Luxembourg, Young Vic Theatre, Singapore Repertory Theatre, Le Théâtre de Liège, C.I.R.T., Attiki cultural Society, Cercle des Partenaires des Bouffes du Nord
Spettacolo in lingua inglese con sopratitoli in italiano
adattamento e traduzione a cura di Luca Delgado
Dal 10 al 15 maggio – Teatro India
CHIUDI GLI OCCHIscritto e diretto da Patrizia Zappa Mulas
con gli allievi della Scuola di Teatro e Perfezionamento professionale del Teatro di Roma: Paride Cicirello, Vincenzo D’Amato, Alice Spisa, Jacopo Uccella
scene Francesco Zito
costumi Virginia Gentili
assistente alla regia Antonietta Bello
assistente volontario alla regia Stefano Scialanga
Produzione Teatro di Roma
Dal 10 al 15 maggio – Teatro India
ROSSO
di John Logan
traduzione di Matteo Colombo
regia, scene e costumi di Francesco Frongia
con Ferdinando Bruni e Alejandro Bruni Ocaña
luci Nando Frigerio
Produzione Teatro dell’Elfo