L’identità è un genere? È la domanda-slogan di questa ventunesima edizione del festival teatrale piemontese che dal 2 al 21 giugno coinvolgerà 22 spettacoli (con sette prime nazionali, tre prime assolute, e lavori da Grecia, Iran, Francia, Israele, Romania, Argentina) incentrati su femminilità, questioni di gender, e identità sessuale e sociale. Un cartellone dedicato, su indicazioni progettuali triennali del MiBACT, alla donna innanzitutto, ma anche a Pier Paolo Pasolini, alle giovani creazioni sceniche e drammaturgiche contemporanee, a testimonianze internazionali e progetti di studio pluriennali, per una contaminazione artistica e una condivisione produttiva: «Grazie agli sponsor, ai sostenitori e ai partner teatrali – ha commentato Sergio Ariotti, fondatore e direttore artistico della rassegna – si rende possibile una vitale sottrazione di costi che premette alle Colline Torinesi di esserci, in un’epoca dove la stabilità economica non esiste per buona parte dei festival italiani».
Hamlet Private[/size=1]
Ma c’è anche una contaminazione e condivisione di spazi che, oltre ai torinesi Astra, Carignano, Casa Teatro Ragazzi e Gobetti, includono le Fonderie Limone di Moncalieri, la Lavanderia a Vapore di Collegno, il Polo ‘900, la Fabbrica delle “e”, e il Caffè Elena. E proprio tra i suoi tavolini da bar ci si immergerà, dal 2 al 5 giugno, con “Hamlet Private” di Martina Marti, in un particolare incontro confidenziale tra spettatore e attore, intorno ai quesiti del dramma shakespeariano e a un mazzo di tarocchi. Stesso giorno anche per lo studio di Gianluca e Massimiliano De Serio “Stanze/Qolalka” che sviluppa in un progetto biennale di “catena poetica”, con scritture di rifugiati politici della Somalia interpretate da Suad Omar. Grande attesa per “Geppetto e Geppetto” (5 e 6) di Tindaro Granata, che ricercherà il valore della famiglia tra due papà e un figlio “fabbricato”, con possibili j’accuse futuri e divergenze genitoriali.
PPP, ultimo inventario prima di liquidazione” di Ricci/Forte – Foto: Piero Tauro[/size=1]
L’omaggio a Pasolini comincerà con la sua “Orgia” che troverà (il 7) nell’interpretazione di Licia Lanera sfogo corporeo di parola violenta, confusa, propria di identità opposte. La poetica critica e visionaria dell’intellettuale corsaro sarà poi perno drammaturgico ed espressivo per “PPP, ultimo inventario prima di liquidazione” di ricci/forte (il 10). Imperdibili i Motus (il 9) con MDLSX, alias Silvia Calderoni in versione dj/vj per un outing ad alta tensione emotiva tra suoni, gesti, musiche, immagini, ricordi. Intanto, ci muoveremo per sentirci vivi e per porci domande esistenziali, con l’ideazione di Silva Călin “Aleargă”, il 6 giugno; ritroveremo tra realtà e onirismo, passato e presente, i cechoviani Sonja e Astrov di “Vanja. 10 Years After” del Blitz Theatre Group (l’11); ripercorreremo le memorie anti-mafia di Letizia Battaglia (il 18) con “La donna che cammina sulle ferite dei suoi sogni” di Riccardo Liberati e Pietra Selva.
Aleargă[/size=1]
Ci sarà poi il duo Cuocolo/Bosetti (8 giugno), che avvisano “Roberta cade in trappola. The Space Between”, con richiami di antiche voci affettuose grazie a un rispolverato registratore geloso. Un’altra coppia, Deflorian/Tagliarini prenderanno tra le mani, il 12 giugno con “Reality”, i 748 quaderni di dettagliate quotidianità appuntate dalla polacca Janina Turek, per fare del teatro rappresentazione (im)possibile della realtà. Il 14 invece ci attende un viaggio nella città santa con “Jerusalem Cast Lead Hallucinatory Trip In An Emotional Dictatorship” della franco-israeliana compagnia Winter Family; e uno (il 15) nella nostra storia coloniale con Frosini/Timpano e la loro “Acqua di Colonia. Prima parte: zibaldino africano”. Stessa data anche per “L’insonne” tratto da “Ieri” di Agota Kristof, con una storia d’amore veicolo di analisi teatrale sul ricordo, nell’impegno recitativo di Alice Conti e Francesco Villano; mentre il francese Laurent Poitrenaux, in “Un mage en été” di Olivier Cadiot (il 16), sarà rinchiuso in in microcosmo domestico dove tutto è a portata di conoscenza.
Il lamento, ovvero lacrime di Monica Bacio[/size=1]
Ci saranno rivendicazioni di gender per “Il lamento, ovvero lacrime di Monica Bacio” di Lorenzo Fontana (il 16); passioni trasgressive (inconsapevolmente) trans nel “1983 Butterfly” di Davide Giglio e Giorgia Cerruti, e possessività maschili che sfociano in femminicidio per “Killing Desdemona”, nella coreografia di Michela Lucenti (il 17); e identità ben separate e protette nell’inespugnabile dormitorio femminile pensato da Reza Koohestani per “Hearing” (il 18). Chiudono (il 19) le testualità di Patroni Griffi “Scende giù per Toledo” sul femminiello napoletano alla scoperta di una città partenopea metafisica, messo in scena da Arturo Cirillo; quella di Daniel Veronese (il 20), con l’adattamento e regia di Roberto Rustioni, nella dolorosa vicenda privata dei desaparecidos di “Donne che sognarono cavalli”; e quella ispirata a Platone, Antonio Scurati e Cees Nooteboom, tra riflessioni educative e un massacro in una scuola nel “Socrate il sopravvissuto / come foglie” degli Anagoor.