Vuccirìa Teatro: Yesus Christo Vogue, il nostro atto d’amore

Dal 16 al 26 marzo 2016, al romano Teatro dell’Orologio, il debutto nazionale della compagnia sicula con una tragedia impossibile di resti umani e divinità 2.0.

Vuccirìa Teatro: Yesus Christo Vogue, il nostro atto d’amore
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14 Marzo 2016 - 10.18


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di Nicole Jallin

C’è un impulso artistico, stilistico, estetico, emotivo, intimamente sentito, nella giovane compagnia siciliana Vuccirìa Teatro, alias Enrico Sortino e Joele Anastasi, anche autore e regista, da sempre insieme all’attrice Federica Carruba Toscano. E ci sono serie vibrazioni creative che intrecciano la ricerca drammaturgica a un’indagine viva sull’attore, espressa in una teatralità estremamente fisica, epidermica, passionale.

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Vi è nel loro lavoro un’attenzione alla visceralità e alla veemenza naturale dell’essere umano, calato ai margini di uno spazio-tempo degradato e contemporaneo: rappresentante (in via di estinzione/perdizione) di sentimenti e azioni tanto socialmente disapprovati, quanto sinceri e istintivamente onesti. Si vedano i precedenti “Battuage” e “Io, mai niente con nessuno avevo fatto”, intorno al deterioramento di anime e identità corporali in frizione attrattivo-repulsivo verso se stesse. E si veda, ora, il loro nuovo percorso di ricerca e interrogativi sanguigni che prevede una nuova messinscena con commistioni linguistiche tra teatro e performance, un nuovo scorticamento delle dipendenze, delle miopie, delle convinzioni sociali odierne che hanno ridotto (implicitamente) l’uomo a sopravvissuto. Si tratta di “Yesus Christo Vogue. Tragedia impossibile in atto unico”, in prima nazionale da mercoledì 16 marzo all’Orologio di Roma (e con repliche fino a sabato 26), per una co-produzione col Progetto Goldstein.

Sortino, Carruba Toscano e Anastasi, che firma anche testo e regia, saranno gli ultimi rimasti del genere umano in un presente post apocalittico, immersi in un habitat selvaggio da cui, su suggestione del titolo, traspaiono già curiosi echi religiosi: «Abbiamo volutamente “storpiato” il nome di quello che per noi è un essere divino del contemporaneo, una divinità 2.0 – dice Joele Anastasi -, che rivela l’apice del delirio di onnipotenza dell’uomo attuale, ma che è anche sintomo di una nuova sacralità che vogliamo indagare attraverso una tragedia impossibile. Impossibile perché contemporanea». In che senso? «Possiamo oggi – precisa Anastasi – creare nuovi miti? È il quesito che poniamo a noi e allo spettatore. E in questa domanda caliamo due personaggi, un Adamo e una Eva primordiali del nuovo millennio post apocalittico, che possono diventare eroi, possono raggiungere la felicità reale, ma solo accettando il dolore: questo consente la tragedia antica». E perché “Vogue”? «È la tendenza – aggiunge Enrico Sortino – della società attuale ad autoproclamarsi divinità, è l’auto-celebrazione dell’uomo a onnipotente, e la passione di Cristo a diventare la passione dell’uomo contemporaneo: oggi, grazie alla tecnologie e ai mezzi di comunicazione (e assuefazione, come i social network), “a portata di tutti”, ogni cosa è virtualmente possibile, raggiungibile».

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Si evince uno sguardo lucido e insieme carnale sui meccanismi silenti, impliciti di controllo e consumo morboso, nascosti sotto miraggi liberatori e dominii illusori, esercitati dalla società sull’individuo, cioè dall’uomo sull’uomo. Un’egemonia virtuale, appunto, “fittizia”, mentale, dunque subdolamente più pericolosa? «Viviamo un’epoca di ipertrofia e atrofia delle relazioni umane – prosegue Anastasi -, in overdose di significati, precetti, canoni che definiscono e impongono le regole da rispettare per ottenere benessere, gioia, libertà. Ma benessere, gioia, libertà, nella realtà, esistono solo nel loro inganno, nella loro ipocrita promessa immaginaria. È la trappola più grande che potessimo creare e dentro la quale cadere, perdendoci nell’isolamento dell’individualità».

Sul palco troveremo un uomo e una donna soli e in bilico tra infelicità e suicidio, sospesi nel dilemma se proseguire la vita o cessarla: «Il loro incontro e la loro unione – spiega Sortino – sono relativi all’accettazione della condizione umana. L’atto d’amore è il tentativo di sconfiggere la solitudine del singolo, e il loro dramma sta nel riflettere sul senso di creare una nuova vita, un figlio, una nuova solitudine, e quello, invece, di toglierla». Dunque, una coincidenza tra vita e sua negazione? «Credo – aggiunge Federica Carruba Toscano – ci possa essere corrispondenza: si parla di un suicidio non fisico ma dell’ego, dell’individualità. La donna, a differenza dell’uomo, per nove mesi ha la possibilità di mettere da parte il proprio ego, perché si è in due nello stesso corpo; ed è un monito che ci dà la natura per ricordarci che non siamo identità singole». E come si traduce a livello recitativo questa ricerca? «In una messa a nudo – prosegue Carruba Toscano – e al tempo stesso nell’uscita dalla propria femminilità e mascolinità. Ogni sera, insieme agli spettatori, ci chiederemo qualcosa di nuovo scopriremo emozioni e sensazioni inedite: perché penso che il teatro debba permettere ad attori e pubblico di porsi sempre delle domande, fino all’ultimo. Dobbiamo metterci scomodi, sul punto di crisi, uscire dalla zona di comfort, abbandonare ogni filtro, e sentire la paura di non trovare una risposta: questa è un’inquietudine costruttiva. E oggi, che si pensa di essere sempre a portata delle verità, ce n’è molto bisogno».

Un teatro dell’azione sensoriale e cerebrale, quello di Vuccirìa; che fa della ricerca scenica uno strumento comune per scuotere, da dentro, lo stomaco e il cuore di chi assiste, piantando il germe interrogativo in teste e coscienze: «Noi stiamo e resistiamo in questa zona di rischio, di tensione verso qualcosa, che vogliamo condividere con la scrittura, gli spettacoli, i nostri corpi presenti. Questa è la nostra sfida, il nostro teatro».

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Teatro dell’Orologio, via dei Filippini 17/A, info 06 6875550 [url”biglietteria@teatroorologio.com”]biglietteria@teatroorologio.com[/url]

VUCCIRÌA TEATRO[/size=4]

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YESUS CHRISTO VOGUE[/size=4]

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drammaturgia e regia Joele Anastasi

con Joele Anastasi, Enrico Sortino, Federica Carruba Toscano

contributo drammaturgico Enrico Sortino, Federica Carruba Toscano

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scene Giulio Villaggio

costumi Alessandra Muschella

disegno luci Davide Manca

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video e graphic design Giuseppe Cardaci

foto Dalila Romeo

realizzazione scene Alessandra Muschella, Giulio Villaggio

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effetti speciali Chiara Mariani

aiuto regia Nathalie Cariolle

organizzazione Chiara Girardi

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responsabile tecnico Omar Scala

mediapartner Saltinaria.it

produzione Progetto Goldstein – Teatro Orologio

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co-produzione Vuccirìa Teatro

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