Tra dramma e leggerezza, Hedda Gabler secondo Reza Keradman

Da stasera, 8 marzo 2016, fino a domenica 13, in scena al Teatro Sala Uno di Roma l’ostinata femminilità di Hedda Gabler di Henrik Ibsen

Tra dramma e leggerezza, Hedda Gabler secondo Reza Keradman
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8 Marzo 2016 - 11.26


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di Nicole Jallin

Per l’epoca, era la fine del 1800, la ventinovenne Hedda Gabler, frutto della penna creativa e provocante di Henrik Ibsen, destò non poche critiche a causa del suo impulso naturale volto all’ossessione per il successo, e mosso da un pressoché costante senso di insoddisfazione, che ben poco rispecchiava i canoni femminili (di moralità e maniera) del periodo. Una maliosa “ragazza con pistola”, Hedda, e personaggio complesso e intrigante quanto irreversibilmente controcorrente, la cui fame d’indipendenza e autonomia dà vita a un vortice astutamente sterminatore, ma anche autodistruttivo, di egoismo, invidia e astio.

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Da stasera, martedì 8 marzo, e fino a domenica 13, alla Sala Uno di Roma, il capolavoro del drammaturgo norvegese tornerà in scena nella direzione di Reza Keradman, per una produzione del Centro spettacoli teatrali 2 e Salaunoteatro. Gli intrighi e i complotti partoriti dalla mente della protagonista figlia di un misterioso generale e neo sposa, per convenienza, del professor Tensman, reduce di recente incontro con l’ex amante Løvborg, autore sull’orlo della fama e fidanzato di Thea – “rivale in amore” da lei disprezzata -, ovvero fonte di gelosia sentimentale e materiale, saranno banco di prova per i cinque interpreti Astra Lanz, Daniele Amendola, Beatrice Fedi, Michele de Marchi, Daniel Terranegra. E dalle parole preventive che compongono le note di regia, s’intravede una diversa e personale chiave di lettura che sfuma un certo spessore di cupa serietà testuale – in linea con la gelida concezione comportamentale della rigida società nordica – per lasciarne trasparire una nota più tenue e satirica, con intenzione di stemperarne le originali rivalità in dissapori frivoli, puerili: «La mia regia – commenta lo stesso Keradman – si vuole limitare a raccontare una storia, a illustrarla nel modo più intimo possibile, aggiungendo una leggerezza e una celata ironia sottintesa nel testo, valorizzando ancora di più la futilità dei nostri più profondi desideri».

Ci aspetta anche, visivamente e sensorialmente, una immersione in scene labirintiche e luminosità iperreali (per concezione di Valeria Mangiò e Hossein Taheri) che tenderanno a costringere i personaggi in una simbolica prigionia autoimposta, lasciandoli e lasciandoci in bilico percettivo tra tonalità spiritose e tattili sensazioni di un dramma in procinto di compiersi, tra esistenze agenti e conseguenze imprevedibili e dirompenti del loro stesso agire. E ricordiamo la volontà del regista, nonché direttore artistico del teatro stesso, Reza Keradman, di dedicare questa seconda produzione del 2016 della Compagnia Sala Uno a Monica Samassa, attrice recentemente scomparsa e in passato anche interprete della stessa Compagnia.

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Teatro Sala Uno, p.zza di Porta San Giovanni 10, info 06 86606211 – [url”promozione@salaunoteatro.com”]promozione@salaunoteatro.com[/url], [url”www.salaunoteatro.com”]www.salaunoteatro.com[/url]


HEDDA GABLER[/size=5]

di Henrik Ibsen

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regia di Reza Keradman

con Astra Lanz, Daniele Amendola, Beatrice Fedi, Michele de Marchi, Daniel Terranegra

luci di Hossein Taheri

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scenografia di Valeria Mangiò

aiuto regia Valentina Chiarenza

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