di Eloisa Grimaldi
Uno spettacolo intenso, poesia ampia e volante nel piccolo e affascinante tendone da circo nero montato nel centro della Montagnola a Bologna, che segna un nuovo fuoco nella circolarità del parco. Ci si inoltra con guida tedesca come in una mostra d’arte, sulle pareti del tunnel i quadri immaginifici: capolavori d’arte del ‘700 alterati e segnati dal contemporaneo grazie all’apparire del tendone SIDE Cirque che rivela magiche presenze in corso.
Il SIDE Kunst Cirque presenta “Radio Tagadà” un programma “radiocircofonico” come viene definito, un innesto di radio su circo che apparecchia un percorso versatile e aperto allo spettatore. Colonna sonora live di batteria, chitarra elettrica e basso con incursioni di tastiera e violoncello. Una radio viva, vivente, consapevole del proprio spazio in cui giocano persone e personaggi, artisti che muovono i loro equilibri e sfidano i limiti manifestando tangibile poesia, trasformando la scena in uno specchio evocativo dove immaginare, tra i pochi oggetti usati, la grandezza di segni forti. Così un’amaca enorme si tende come una rete e diventa oggetto di attivazione della scena e dell’artista. Una drammaturgia sottile emerge a tratti da un gioco tra sé e sé di una funambola trasognata e spericolata che si diverte a diversificare il suo suolo: culla morbida ed elastica e poi vela di nave a capelli sciolti nel vento, un’altalena gioriosa e bozzolo di crisalide costrittivo da abbandonare.
Radio Tagadà è un programma in cui tutto barcolla, dove l’equilibrio è sempre in cerca di se stesso, un insieme di frequenze da sintonizzare per trasmettere quello stupore che può attivare anche i sogni in chi partecipa e spolverare memorie importanti anche grazie alle risate liberatorie. Alto e basso si incontrano tra corde che calano, artisti che srotolano e arrotolano il loro corpo nell’aria e danzano con gli oggetti che diventano co-protagonisti: due anelli volanti sono serpenti a cui appendersi e da cui difendersi, una corda bianca e pesante suggerisce la nascita contorta nel nutrimento di un cordone ombelicale delicato.
Il materico che emerge strisciando, alludendo, componendosi in costumi dalle tonalità vivaci e dalle forme grottesche, colori puri accostati. Il bianco, il rosso, il nero si chiamano e la musica che insiste tra le performance degli artisti capaci di spaziare in una rotazione musica-danza-teatro-acrobazia- giocoleria facendo deflagrare i ruoli interni e attraversando orizzontalmente il momento di incontro con il pubblico per convogliare lo stupore di relazione collettiva in senso intimo. Gli ultimi secondi di autocitazione narrano infine le gesta dei coraggiosi teatranti che scavalcarono – e ancora scavalcano – i confini territoriali per diffondere cultura e differenza, come la radio lancia in diffusione le sue onde e connette. Si ricordi di ricordare, quando si vuole, questi momenti, che la memoria è nostra e bisogna saperla usare.