Ballerini in scena fin dal primo istante, come distratti sconosciuti sugli spalti, con cellulari, musica, tablet, è così che è stato accolto il pubblico del Teatro Massimo ieri sera per il primo spettacolo della stagione: Kinshasa electric di Ula Sickle. Fin da subito si capisce che non sarà il solito spettacolo. Non esistono sipari, separazioni tra pubblico e ballerini, Kinshasa electric non è solo una coreografia, ma è un momento che si vive insieme perché arrivi fino in fondo il messaggio che sta alla base di essa. I bravissimi ballerini si muovono sulla scena come se il corpo fosse flessuosa reificazione della musica, movimento che insegue il movimento dell’aria, accompagnandolo, interpretandolo. L’attacco della coreografia è talmente fluido e inusuale che nel pubblico alcuni non se ne rendono nemmeno conto, qualche minuto di smarrimento finché non si comprende che lo show sta iniziando. Show perché i ballerini in scena non si limitano a danzare su una miscellanea di suoni tipici e popolari, ma cercano l’interazione con il pubblico in sala, come in una piazza.
Tre danzatori congolesi (Popaul Amisi, Jeannot Kumbonyeki Deba, Joel Makabi Tenda) si muovono sulla scena accompagnati dalla dj Daniela Bershan, artista visuale, “vagabonda dei media e campionatrice senza paura” così come lei stessa si definisce. I suoni cercano di riprodurre quelli tipici della musica tradizionale di Kinshasa mescolati con la musica popolare, creando un sound unico, impreziosito – verso la fine dello spettacolo – dal sound di Gavino Murgia, che con il suo sax si fonde con gli artisti di Kinshasa conferendo allo spettacolo quell’apostrofo jazz eco di lontananze e malinconie. Lo spettacolo , inserito nel Festival 10 Nodi e prodotto da Sardegna Teatro in collaborazione con Karel Music Expo, aveva un’unica tappa a Cagliari – quella di ieri – che è stata sold out. Platea gremita e colorata, internazionale, frutto anche di un attento lavoro di Sardegna Teatro con le comunità straniere locali in un’ottica di creazione di un luogo teatrale e sociale che sia “flessibile, democratico, multiculturale, contraddittorio e audace e che si inserisca nella migliore esperienza europea, che accompagni, sintetizzi e divulghi la scena sarda e italiana, che sia luogo di produzione e non solo di fruizione”. Un’apertura di stagione dall’afflato internazionale e gioiosa, quella di ieri, che si è conclusa con un il pubblico coinvolto dagli artisti a ballare con loro sul palco in un clima di festa e partecipazione raro.