Cinema e cavalli nell'arena di Saga

Anteprima a Milano di Saga, il film di Paolo Boriani che racconta il teatro equestre di Giovanni Lindo Ferretti e della Corte Transumante di Nasseta. [Valentina Montisci]

Cinema e cavalli nell'arena di Saga
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12 Marzo 2015 - 20.12


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di Valentina Montisci

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Una distesa di sabbia bianca, quella al centro degli splendidi Chiostri benedettini di San Pietro a Reggio Emilia. Uno sguardo panoramico sul cortile della chiesa barocca e la voce salmodiante di Giovanni Lindo Ferretti scandiscono l’inizio di “Saga” lo spettacolo di teatro equestre scritto e interpretato dallo stesso Ferretti, insieme con la corte transumante di Nasseta. Un lavoro che è diventato un film-documentario di Paolo Boriani per Sky Arte. E che ieri è stato presentato ai Frigoriferi milanesi come anteprima.

Ecco la sabbia bianca, immacolata prima dell’inizio, nell’arena. Questo sguardo è il centro del film di Boriani, girato nei chiostri nel 2013 e poi seguendo la carovana di artisti, cavalli, cavalieri.
L’arena è il centro dell’inquadratura. L’occhio attento del regista non molla, non si sposta nemmeno quando uno dopo l’altro entrano i cavalli e cavalieri; quando il cavallo entra ed esce dal campo visivo della telecamera.
Si sofferma sul disegno, sulla scritta che gli zoccoli dei cavalli tracciano sull’arena. Percorsi di passi, di scalpiccio. Raccontano una storia, quella antica del rapporto tra gli uomini e i cavalli.

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“Quando Paolo è venuto da noi e mi hanno chiesto se avrebbe potuto girare un documentario, ci ho dovuto pensare un attimo ma poi ho detto: ok, va bene”. Così Giovanni Lindo Ferretti racconta com’è cominciata l’esperienza di Paolo Boriani accanto alla Corte Transumante di Nassetta. “A Paolo ho detto: puoi stare con noi a patto che tu non mi rompa i coglioni, che tu sia invisibile. Era un momento di grande tensione per tutti noi, non sapevamo come avrebbe reagito il pubblico e dall’incasso dipendeva la sorte del nostro progetto. E lui è stato invisibile, io mi sono totalmente dimenticato di lui fino alla fine. Così quando mi ha chiesto di parlare, ho detto ok, se lo meritava. A me serviva anche uno sguardo esterno, per capire quello che non posso vedere stando sempre in scena durante lo spettacolo”.

Il documentario racconta la disciplina quotidiana di una libera compagnia di uomini, cavalli e montagne prima, durante e dopo lo spettacolo di teatro barbarico montano. Splendide le azioni e il canto che le accompagna, la bellezza dei gesti dei cavalieri sui maremmani. Protagonisti insieme con Ferretti, Marcello Ugoletti, il signore dei cavalli e Cinzia Pellegri, la signora della Corte.

“Marcello coi cavalli ci ha sempre lavorato, la sua famiglia vive da generazioni nelle montagne del Cerretto e ha sempre avuto terre e cavalli. Lui, in realtà, non è che da piccolo li amasse tanto anzi a dire la verità fino a 13 anni ne era letteralmente terrorizzato. Poi più per orgoglio che per passione riuscì a domarne uno e da quel momento la vita di Marcello è stata coi cavalli”. I cavalli che arrivano alla corte di Nasseta sono tutti cavalli “difficili”. Animali come Tancredi maremanno portato alla corte perché impossibile da domare. Impossibile per tutti ma non per Ugoletti. “Appena Marcello è salito su Tancredi, Tancredi ha deciso che era arrivato il momento di farla finita e, con l’idea di uccidersi e di uccidere il suo cavaliere, si è lanciato contro la staccionata. Dopo la caduta Marcello si è alzato, l’ha accarezzato sul muso e ci è rimontato su. Questa è stata la svolta. Tancredi ha capito ed è cambiato. E il signore dei cavalli da quel momento ha sempre avuto un posto speciale nel cuore di Tancredi. “I cavalli riconoscono l’autorità naturale di Marcello, per loro diventa naturale seguire i suoi movimenti, capire quello che vuole e assecondare i suoi desideri”.

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Quindi Cinzia Pellegri, che si è avvicinata tardi ai cavalli ma ha espresso un talento incredibile. “È necessario avere un rapporto di purezza con i cavalli perché loro capiscono, loro sanno quando non sei sincero”, così Cinzia racconta di come ha dovuto lavorare su stessa per aprirsi, per riuscire ad avere un rapporto speciale con ognuno di essi.

Il signore dei cavalli annuisce e quando qualcuno prova a fargli una domanda Giovanni interviene. Dice Ferretti: quando uno sa fare non ha bisogno di parlare. E il pubblico sorride, ognuno pensa a qualche altro che parla e magari non sa fare. L’epoca è questa. Meglio poche parole e sapienza che viene dalla storia e da generazioni e generazioni di sapienti.

Marcello è di poche parole. Sul cavallo sembra danzi al ritmo lento sinuoso di una musica divina.

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Il film finisce tra gli applausi e gli abbracci. I brindisi della Corte dopo il lavoro, il bianco e nero antico che struggente ferma dei passaggi del documentario, il senso delle parole, quello disegnato dagli zoccoli e dal camminare insieme uomo e cavallo. Distinti e potenti nella sinergia delle loro sorti. L’uomo che deve tanto al cavallo, nella storia. Il cavallo che deve all’uomo la sua libertà.

Prossima tappa di Saga al festival di Ravenna, in giugno. Per chi vuol vedere questa impresa epica dal vivo. E su Sky Arte, quando verrà programmato, per chi non vuole perdersi questo film di Paolo Boriani.

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