Sono Charlie Coulibaly: Dieudonné accusato di apologia del terrorismo

Il polemista, più volte condannato per antisemitismo, è finito nel mirino della magistratura per un post su facebook.

Sono Charlie Coulibaly: Dieudonné accusato di apologia del terrorismo
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12 Gennaio 2015 - 14.46


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“Sono Charlie Coulibaly”: per questa frase scritta su Facebook, il controverso polemista Dieudonné è finito nel mirino della magistratura francese, che ha aperto un’inchiesta. L’umorista, più volte condannato per antisemitismo, ieri sera, 11 gennaio 2015, dopo aver preso parte alla marcia di Parigi – definita dallo stesso «leggendaria» e «paragonabile sono alla incoronazione di Vercingetorige» – ha scritto sul social network: «Io rientro infine in me: sapete che stasera, per quel che mi concerne, mi sento Charlie Coulibaly», parafrasando a modo suo lo slogan Je suis Charlie e associandolo al nome di Amedy Coulibaly, l’attentatore del supermercato nel quartiere ebraico. Il post è stato subito rimosso, ma qualcuno è riuscito a salvare in tempo la schermata e a pubblicarla su twitter.

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Il commento su facebook di Dieudonné, idolo delle banlieu parigine per i suoi attacchi contro il governo e gli ebrei, ha ricevuto, prima di essere cancellato, più di 2000 “mi piace”. Dopo che il procuratore di Parigi ha decido di aprire un fascicolo sull’umorista per apologia del terrorismo e per indagare sui suoi presunti legami con i terroristi, Dieudonné ha cancellato il post e scritto al ministro dell’interno francese per chiedere riappacificarsi con la Francia. L’umorista in questi anni è più volte finito nel mirino della magistratura, soprattutto dopo le sue battute sulla decapitazione del giornalista americano James Foley. Le indagini dovranno dimostrare se il polemista si muove in accordo con i terroristi.

Il ministro aveva vietato i suoi spettacoli. Subito dopo gli attentati alla redazione di Charlie Hebdo, il ministro francese degli interni Valls, con una circolare, ha invitato i prefetti e i sindaci a bloccare tutte le rappresentazioni teatrali che minino l’ordine pubblico, bloccando di fatto il nuovo spettacolo “Le Mur” del polemista, cancellato in tutte le principali città francesi. Ma a questo punto si potrebbe aprire una nuova questione e tacciare di ipocrisia tutti quelli che in questi giorni drammatici hanno fatto elucubrazioni sulla libertà di parola, difendendo i vignettisti di Charlie Hebdo: perché a loro si perdona la satira e a Dieudonné no?

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