Il critico Roberto Litta, accompagnato dalle testimonianze dei figli e di alcuni esperti, ripercorre il lungo viaggio artistico dell’artista siciliano in “Salvatore Fiume. Il mestiere della pittura”, in prima tv stasera alle 21.10 su Rai Storia.
Lo speciale rilegge alcuni momenti chiave della vita dell’artista, dall’amicizia con gli scrittori Buzzati e Quasimodo alla folgorazione che colpì il critico statunitense Alfred Barr, primo direttore del Museum of Modern Art di New York, dalle scenografie alla Scala all’amicizia con Maria Callas.
Dalla prima personale milanese del 1949, Fiume iniziò a dare forma al suo personale dialogo tra pittura metafisica e Rinascimento, che si realizzerà prima nelle “Storie dell’Umbria”, ispirate a Paolo Uccello e Piero della Francesca, e poi con gli enormi dipinti sui transatlantici Giulio Cesare e Andrea Doria, chiesti da Giò Ponti. Cristina Galassi, docente all’Università per Stranieri di Perugia spiega che “Lui guarda a modelli classici della pittura, ma ha ben chiara la pittura del suo tempo e, nella giganteggiante monumentalità metafisica, riesce a creare un connubio fortissimo con la pittura del Rinascimento”. Le fa eco la storica dell’arte Elena Pontiggia: “Per lui il passato in arte è sempre presente e dialogare con i grandi maestri non è passatismo, ma una ricchezza assoluta. Non è accademismo, ma omaggio, una sorta di amicizia con i maestri”.
Le sue esperienze attraversarono anche la scultura e l’architettura e si arricchirono nel viaggiare, soprattutto nell’amata Africa, tema di molti quadri, tra cui la famosa “Gioconda africana”, che ha il volto di Zauditu Negash, compagna di vita di Fiume, quando rimase vedovo.
Fiume, dalla Sicilia alla “bottega” nella vecchia filanda di Canzo in Lombardia, passando per le esperienze e i riconoscimenti all’estero, fece l’ultima tappa del suo percorso realizzando alcuni affreschi sui muri del castello e della Cappella di San Rocco, nel borgo calabrese di Fiumefreddo Bruzio, affacciato sul mare.
