Le Scuderie del Quirinale realizzano nel nome di Guercino,la “mostra delle meraviglie”. Come scrive nel suo articolo Elisabetta Stefanelli per Ansa, due anni appena, dal 1621 al 1623 raccontati attraverso 122 opere, provenienti da 68 musei e collezioni nazionali e internazionali.
Dai piccoli disegni alle grandi pale d’altare, tutte capaci di raccontare una grande pagina della storia dell’arte grazie alla cura rigorosa di Raffaella Morselli e Caterina Volpi.
Il Casino si potrà visitare il sabato e la domenica a partire dal 9 novembre con il biglietto ed una guida delle Scuderie.
Spiegano le curatrici che tutto è iniziato nel 2019 con un lavoro di verifica sul dipinto ad olio del Guercino sul soffitto del Casino dell’Aurora. E tutto lì si conclude, perché questo luogo privato chiuso da anni per un lungo tentativo di vendita che – per fortuna – non ha trovato acquirenti, rimane agli eredi della potente famiglia ed è straordinariamente aperto e visitabile in occasione della mostra che resterà alle Scuderie fino al 26 gennaio 2025.
Non a caso una delle stanze del percorso della mostra sconfina nel Giubileo del 1625 per aprire al Giubileo del prossimo anno.
Sottolinea Mario De Simoni, direttore generale delle Scuderie che “Questa è la mostra con la quale le Scuderie del Quirinale entreranno nell’anno giubilare”, “Una scelta non casuale, considerando alcuni tratti fondamentali dei Ludovisi e del papato che ancora oggi risuonano come valori condivisi della civiltà, dalla vocazione universalistica della Chiesa all’azione diplomatica a tutela della pace, dall’attenzione verso le culture extra-europee all’azione evangelizzatrice in uno scenario già globale”, aggiunge.
Il tema centrale di ‘Guercino. L’era Ludovisi a Roma’, è proprio quello del rapporto che legò Giovanni Francesco Barbieri, il Guercino appunto, alla dinastia bolognese che per la prima volta lo aveva accolto a Bologna e che, folgorati dal suo talento per il colore e la natura, lo volle a Roma come artista prediletto per il breve ma prolifico pontificato di Papa Gregorio XV al secolo Alessandro Ludovisi, coetaneo del pittore nato a Cento nel 1591.
La mostra racconta questo suo lavoro, il suo invadere Roma con squilli, con macchie, con una natura che prima non c’era”, spiega Raffaella Morselli, e con la sua mano che impastava il colore direttamente sulla tela, come ad esempio dimostrano opere come La cattura di Cristo, conservato così bene che si vedono ancora le impronte sul colore.
Inoltre, aggiunge Caterina Volpi: “Sognavo una mostra di contesto, per rendere chiaro quanto un artista non è mai solo, e lui a Roma assorbe una cultura straordinaria e lascia un’eredità eccezionale”.
Sono esposti maestri assoluti come Annibale e Ludovico Carracci, da cui Guercino prese nei primi passi ispirazione, a Guido Reni con cui fece un percorso lontano ma parallelo, Domenichino, Lanfranco, Bernini, van Dyck, Pietro da Cortona, Nicolas Poussin, Paul Brill, Francesco Duquesnoy ma anche Dosso Dossi, Paris Bordon, Jacopo Bassano e molti altri.
Prestiti da ogni luogo del mondo, dal Getty a Nationalmuseum di Stoccolma, dalla Rothshild Foundation alle Gallerie Estensi di Modena, da Tatton Place in Inghilterra al Louvre, solo per fare qualche esempio, mentre la mostra nasce in collaborazione col Museo Nazionale Romano per i celebri marmi Ludovisi, ma anche con le Gallerie degli Uffizi e i Musei Capitolini.