Nel cuore pulsante di Trieste, città-emblema della Mitteleuropa italiana, ha aperto i battenti proprio questa mattina un nuovo santuario delle lettere: il Museo Lets (Letteratura Trieste). Questo tempio della parola scritta, incastonato nella storica piazza Hortis, diviene testimone tangibile della straordinaria fecondità letteraria di una città che, per la sua posizione liminare tra mondi, ha dato i natali o ha ospitato alcuni tra i più insigni letterati del Novecento europeo.
Claudio Magris, scrittore, saggista e critico letterario, durante una lectio magistralis tenuta in occasione dell’inaugurazione, ha battezzato questa nuova istituzione come una “piccola, vera perla” nel già ricco panorama culturale triestino
Frutto di una sinergia tra istituzioni pubbliche e private – con il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia e il contributo di Trieste Trasporti – il Lets si configura come un organismo museale poliedrico, dove, al suo interno, trovano nuova dimora i Musei Svevo e Joyce ai quali si affianca il Museo Saba, in una triade che rappresenta il nucleo fondante della letteratura triestina novecentesca.
Italo Svevo, pioniere del romanzo psicologico moderno, trova qui la giusta celebrazione. La sua opera, che culmina nel capolavoro “La coscienza di Zeno“, è una vivida testimonianza di quella peculiare sensibilità che permea l’intera città. James Joyce, l’aedo irlandese che a Trieste trovò fertile terreno per la sua sperimentazione linguistica, viene qui onorato per molteplici motivi: non solo per la sua produzione letteraria – qui compose parte del monumentale “Ulysses” – ma anche per il suo ruolo di catalizzatore culturale nella Trieste d’inizio secolo.
Il nuovo Museo Saba, dedicato al cantore per eccellenza della città alabardata, offre ai visitatori un’immersione nell’universo poetico di Umberto Saba. Il suo “Canzoniere“, summa di mezzo secolo di attività poetica, riecheggia tra le sale del museo come un’ode alla triestinità, un canto d’amore per una città complessa e contraddittoria.
Il Lets non si limita a ricordare il passato glorioso: abbraccia l’intera parabola letteraria triestina, dai suoi albori novecenteschi fino ai giorni nostri, grazie a documenti e opere quali quelle di Scipio Slataper e Giani Stuparich della Trieste asburgica, insieme alle sezioni dedicate a Boris Pahor e Fulvio Tomizza, mostrando la complessa realtà multietnica del territorio segnato da laceranti conflitti e dolorosi esodi.
Tra i tesori più preziosi custoditi dal museo spicca la copia de “I misteri della Jungla nera” di Salgari, dono di Claudio Magris, nel volume, edizione Vallecchi del 1938, che rappresenta per lo scrittore la “mappa del tesoro” che lo ha guidato nella scoperta del potere narrativo della vita stessa. Altrettanto importante è l’antica carta geografica dell’Istria, stampa del 1635 donata dalla vedova di Fulvio Tomizza, che si fa simbolo tangibile delle complesse dinamiche geopolitiche che hanno plasmato la regione.
Ad accogliere i visitatori, una gigantografia della stazione ferroviaria di Trieste accompagnata da una panchina, ricostruzione del luogo dove James Joyce e la compagna Nora Barnacle posero piede per la prima volta in città il 20 ottobre 1904; un ingresso scenografico, questo, non è mero esercizio di stile, ma potente evocazione di un momento fondamentale nella storia culturale della città.
Il sindaco Roberto Dipiazza, nell’inaugurare il museo, ha sottolineato come questa esposizione permanente rappresenti una tappa, seppur fondamentale, di un più ampio progetto di valorizzazione culturale, infatti è stato annunciato il futuro ulteriore restauro di Palazzo Biserini, che permetterà la ricollocazione della prestigiosa Biblioteca Hortis nella sua sede originaria.