Marina Abramovic, celebre artista di origini serbe, ha saputo connettere l’arte con la realtà virtuale in modi innovativi e affascinanti. Il suo spettacolo “The Life“, in scena alla “Pescheria” di Pesaro fino al 23 giugno, ha suscitato entusiasmi a livello globale.
Abramovic ha incontrato la stampa a Villa Imperiale di Pesaro in occasione di Pesaro Capitale Italiana della Cultura. Ha riflettuto sul proprio successo, raggiunto “tardi, attorno ai 60 anni”, dichiarando di saperlo gestire con serenità. “Se mi avesse travolto da giovane, probabilmente sarei andata in overdose“, ha rivelato. Agli artisti emergenti consiglia di non avere paura e di sperimentare senza lasciarsi condizionare dalle critiche.
L’artista è scettica riguardo il ruolo dell’arte su piattaforme come TikTok o Instagram, ma è convinta che ogni secolo possa produrre un paio di “wow-artist“, geni in grado di lasciare un segno indelebile. La sua esperienza con la realtà virtuale è stata inizialmente difficile, ma il progetto proposto da Todd Eckert l’ha convinta. Dopo 55 anni di lavoro col proprio corpo, desiderava sperimentare nuove tecnologie. Il risultato è stato un mix vincente di realtà mista, dove Abramovic appare come un fantasma che può essere attraversato, superando i limiti della visione bidimensionale del cinema.
Critica nei confronti dell’intelligenza artificiale, la performer teme che possa farci perdere l’umanità. Abramovic ha anche condiviso le sue esperienze con i monaci tibetani e gli aborigeni, dalle quali ha imparato la meditazione e a non temere il dolore. Per lei, vita e performance sono la stessa cosa.