Il 7 maggio è uscito in libreria il nuovo lavoro di Michele Rech o, per meglio dire, Zerocalcare, l’ormai famoso fumettista romano che, negli ultimi anni, ha saputo uscire dai propri confini per raggiungere il successo. Qual è stato il segreto? Probabilmente il sapiente uso di ironia ed originalità, tipiche dei suoi testi.
Quando muori resta a me tratta dell’intimo – e nel suo caso ancora inesplorato – rapporto genitoriale padre-figlio, ma anche di un giovane che deve fare i conti con lo scorrere del tempo alle porte dei quarant’anni, cresciuto senza essersene accorto del tutto. In un’intervista rilasciata a Sara Dellabella, per AGI, è lui stesso a definire il risultato come un “un flusso di coscienza” in grado di portarlo lontano, lungo un viaggio ideale e fisico; da Rebibbia, infatti, lo troviamo poi a Merin, in Friuli Venezia Giulia, pronto ad esplorare le sue radici e la sua storia personale.
“Il libro nasce come un racconto sul rapporto con mio padre perché dopo aver visto al cinema Aftersun, la storia di un adolescente che trascorre l’ultima estate insieme al padre, sentivo che si erano smosse una serie di cose e che il film parlava anche a me.” – spiega Zerocalcare alla giornalista – “Così mi è venuta voglia di provare a esplorare quel rapporto paterno che non avevo mai toccato nei fumetti, ma neanche a parole nella vita vera. Nel farlo mi sono reso conto, un po’ per come stavo io, che stavo andando avanti per flusso di coscienza ed effettivamente il libro ha preso una direzione che va oltre il rapporto con mio padre e verso la constatazione dello scorrere del tempo”.
Continua ad incalzarlo con ulteriori domande Dellabella, andando sempre più in profondità, per indagare quali consapevolezze abbia portato alla luce questo nuovo libro: “Un sacco di cose, dalle porte chiuse dietro di me. Che va da quello che avrei potuto fare o essere nella vita. Io mai avrei pensato di fare fumetti e sono molto contento adesso. Però adesso è difficile pensare che io possa diventare paleontologo, come invece sognavo. Al tema dei figli e della famiglia. È chiaro che i figli li posso fare ancora, ma significa che inizio a essere un genitore grande d’età e non più giovane con quelle energie. Significa fare i conti con la morte dei genitori, con l’inversione del prendersi cura. Ci sono un sacco di cose”.
Strettamente legato alle parole ed alla storia, prima ancora che ai disegni, Quando muori resta a me diventerà anche un audiolibro, nella piena fiducia del suo autore in merito a questa nuova forma. “È vero che alcune immagini riescono a dare uno strato in più alla lettura e quelle anche se le descrivi non sarà mai la stessa cosa. In più ci sono le voci, alcuni rumori di fondo… si tratta di un’esperienza diversa in cui qualcosa si perde e qualcosa si guadagna”, assicura Zerocalcare.