Angeli o Demoni? Gli “smartphone” nelle scuole

Dopo quindici anni di una costante e inarrestabile ondata di innovazione tecnologica, le scuole europee si trovano a un bivio: resistere o accogliere il cambiamento

Angeli o Demoni? Gli “smartphone” nelle scuole
l cellulare e gli studenti
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10 Marzo 2024 - 12.59 Culture


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di Lazzeri Lorenzo

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L’uso degli smartphone da parte degli studenti nelle scuole elementari e medie sta sempre più diventando un tema complesso da regolamentare.  Un caso emblematico è accaduto proprio in Norvegia, paese in genere aperto all’innovazione, dove, a Kristiansand, l’autorità cittadina ha deciso di vietare l’uso di smartphone e tablet nelle scuole elementari per prevenire i nascenti casi di cyber-bullismo, concedendo però agli insegnanti la possibilità di decidere in certe specifiche situazioni, secondo le necessità educative.

Anche in Italia il Mim (Ministero dell’Istruzione e del Merito), ex Miur, si muove in questa direzione ed ha emesso la nota nr. 3952 del 19 settembre 2023, che ribadisce il divieto di usare questi dispositivi in ogni scuola di ordine e grado consentendo eccezioni solo per fini didattici specifici o per particolari usi a fini medici ed emergenziali, con il consenso del docente o del dirigente scolastico, a seconda dei casi.

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Questa è una delle misure che si inseriscono in un contesto più ampio, nel quale diversi paesi stanno valutando come bilanciare i benefici della tecnologia con la necessità di mantenere l’efficacia dell’insegnamento tradizionale. Proprio per comprendere meglio la problematica è bene allargare la visione al Nord Europa dove viene adottato, spesso, un approccio educativo che valorizza, più che da noi, l’interdisciplinarità e la collaborazione tra studenti.

La Finlandia, ad esempio, integra la tecnologia nel processo di apprendimento con l’obiettivo di superare anche il digital divide, il divario fra chi ha accesso a internet e chi no mentre la Svezia si distingue dai suoi vicini nordici in quanto, seguendo l’esempio della Francia, ha vietato l’uso dei cellulari nelle scuole primarie e secondarie. Il Ministro dell’Istruzione svedese, Lotta Edholm, sull’onda dei recenti dibattiti sul calo dei livelli di alfabetizzazione tra i bambini, ha sottolineato l’importanza di ripensare l’approccio alla digitalizzazione nell’ambito educativo proponendo di ridurre l’uso di dispositivi digitali nelle prime fasi dell’istruzione.

L’esplorazione del legame tra tecnologia e calo dell’alfabetizzazione è materia d’interesse anche per altri paesi europei, tra cui Olanda e Spagna, che stanno valutando misure simili a quelle svedesi per limitare l’uso dei cellulari nelle scuole, mentre nel Regno Unito si tende a regolamentare con divieti per gli studenti fino a 14 anni.

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L’uso dei dispositivi mobili in ambito pedagogico ha favorito l’apprendimento collaborativo e interattivo valorizzandolo specialmente nell’istruzione a distanza durante la pandemia. Restano le preoccupazioni sui possibili effetti negativi, che sono ancora oggetto di studio. L’Unesco, attraverso le parole del direttore generale Audrey Azoulay, ha evidenziato come, nonostante il grande potenziale della rivoluzione digitale, sia necessaria una particolare attenzione nell’uso delle tecnologie nell’istruzione. L’obiettivo dovrebbe essere quello di migliorare l’esperienza di apprendimento e garantire il benessere di studenti e insegnanti.


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