La Venere degli Stracci risorge dalle sue ceneri

L’opera del maestro Michelangelo Pistoletto ritorna in piazza Municipio a Napoli, dopo l’incendio dello scorso anno

La Venere degli Stracci risorge dalle sue ceneri
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8 Marzo 2024 - 13.07 Culture


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E’ il 12 luglio scorso quando le fiamme circondano la celebre opera risalente al 1967. Riproduzione della statua Venere con mela dello scultore neoclassico Bertel Thorvaldsen, la scultura in cemento è stata affiancata da una montagna di stracci – per l’appunto- simbolo di stridore tra la bellezza classica ed il disordine della vita moderna. L’incendio era stato appiccato, in un attimo di probabile ira, da un giovane affetto da problematiche di natura psichica, tutt’ora in carcere a causa dell’atto vandalico.

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Grazie allo stesso Pistoletto ed alla Fondazione che porta il suo nome, per tre mesi la Venere sarà nuovamente collocata in piazza Municipio a Napoli, nonché sorvegliata 24 ore al giorno. Realizzata con materiali ignifughi, si caratterizza soprattutto per il fatto di essere sorretta – o meglio di sorgere- da ciò che è sopravvissuto alle fiamme. Proprio per questo motivo, come desidera anche lo stesso artista, si fa incarnazione dei concetti di resistenza, speranza e rinascita. “Sono molto contento di questa rinascita”, ci spiega, “perché la Venere è veramente un’opera fatta per far rinascere la società ed è dedicata alla rigenerazione degli stracci che rappresentano il degrado, la massima tensione negativa nella società, mentre la Venere rappresenta la bellezza che non finirà mai di esistere e che deve trasformare gli stracci in qualcosa di nuovo”.

In realtà, almeno durante una fase iniziale, era stata l’associazione ‘L’Altra Napoli’ a lanciare una campagna di crowdfunding accolta con favore dallo stesso Comune. Alla fine tuttavia, di fronte alla generosa offerta del maestro, i fondi sono stati devoluti alla cooperativa sociale ‘Lazzarelle’ – che si occupa di progetti di reinserimento lavorativo delle detenute- ed all’associazione ‘La Scintilla’ – impegnata a favore di persone con disabilità intellettiva.

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Successivamente al periodo di diretta esposizione, in accordo con l’Arcivescovo Domenico Battaglia e padre Antonio Loffredo, è poi stato deciso di destinare la conservazione permanete della Venere alla Basilica di San Pietro ad Aram, parte di quel patrimonio religioso che Napoli ha intenzione di valorizzare e rilanciare.

La nuova Venere ha sicuramente una valenza storico-artistica, ma si rinnova attraverso un messaggio che è anche civile e politico, basato sul tema del contrasto e delle antitesi: tra statuaria classica e civiltà dei consumi, tra bellezza metafisica e sgrammaticature della contemporaneità. Senza contare che, in piccolo, rappresenta anche la stessa Napoli, solo in apparenza sempre uguale, nella sua abilità di incorporare le ferite dentro una nuova struttura che sopravvive rinnovandosi.

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