I Florio, la misteriosa alchimia del successo dei "Leoni di Palermo"

Il romanzo di Stefania Auci “I leoni di Sicilia” (editrice Nord, pp. 430, euro 18) racconta la storia e la vicenda personale e imprenditoriale di una delle famiglie più ricche e influenti della Sicilia

I Florio
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31 Maggio 2020 - 13.14 Globalist.it


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di Manuela Ballo
La saga dei Florio nella narrazione di Stefania Auci conquista i lettori di mezzo mondo. Un rapporto complesso con l’isola e la sua capitale.Qual è la misteriosa alchimia che permette a un romanzo, uscito ormai da mesi e mesi, di rimanere tra i libri più letti in Italia ed essere al contempo uno dei testi che conquista il mondo?
È quello che sta accadendo al romanzo di Stefania Auci “I leoni di Sicilia” (editrice Nord, pp. 430, euro 18) che racconta la storia e la vicenda personale e imprenditoriale di una delle famiglie più ricche e influenti della Sicilia, i Florio.

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Il libro guida alla scoperta di una Sicilia antica, e dai tratti tuttora esistenti, attraverso uno spaccato di storia pubblica, privata e di costume che va dagli ultimi anni del Settecento fino all’Ottocento, e al cui interno si costruiscono e intrecciano i fili di un romanzo accattivante, diretto e penetrante. È la storia della famiglia Florio, poi diventata un’illustre casata, grazie all’impegno e alla dedizione di Paolo e Ignazio, prima, e di Vincenzo, poi.

Tutto ha inizio con il terremoto del 1799 che colpisce Bagnara Calabra, paese d’origine dei Florio. Nei confronti di queste origini vi sono diversi atteggiamenti nei membri della famiglia, sono tanto odiate da Paolo per quanto amate da Giuseppina, che trascinata via contro la sua volontà non riuscirà mai a perdonare il marito. E questa donna, nel delicato ritratto che l’autrice ne fa, si porterà sempre dietro una triste malinconia.
Da quella scossa, che smuove la terra e le coscienze, ha inizio, nelle pagine dell’Auci, il viaggio della famiglia alla ricerca di fortuna, della rivalsa sociale e del benessere economico.
La prima meta della famiglia è Palermo che si presenta dapprima come una “Piazza vivace, ricca e piena di opportunità”, un porto sicuro dove mettere radici e che in seguito si rivelerà anche infida e ostile, una città che tanto dà e tanto toglie, in cui ciò che conta è l’apparire e l’avere più che l’essere. È una terra di fuoco e sangue, di lacrime e di promesse non mantenute, quelle stesse disillusioni che affioreranno nella mente di Ignazio quando ripensando alla partenza la definirà “ingrata peggio di una femmina”; un luogo che mai considererà suo e cui mai apparterrà perché, come dice un vecchio adagio, se nasci bagnaroto, muori bagnaroto. Dunque, per essere riconosciuti palermitani veraci “non basta lavorare e spaccarsi la schiena perché quel che conta – e i protagonisti l’hanno imparato a loro spese- è l’apparenza, la menzogna condivisa, il fondale di cartapesta su cui si muovono tutti in un gioco delle parti”.

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La Palermo che racconta l’autrice è un ritratto d’ambiente, preciso nella descrizione e documentazione storica e, al contempo, frutto di una narrazione romanzata che permette una lettura rapida e scorrevole. È una storia nota ai più quella dei Florio, che l’Auci rende coinvolgente attraverso l’intreccio delle vicende e dei sentimenti legati ai personaggi e collocandoli in un preciso contesto storico e sociologico.

Quella Sicilia, e in particolare quella Palermo, assomiglia molto a quella raccontata nei “Viceré”di Federico di Roberto o, ancor di più, nel Gattopardo di Tomasi di Lampedusa. Proprio per questo, questa terra diventa la sostanziale coprotagonista del romanzo e la scrittrice, con la sua penna disinvolta e con una sorta scrittura visiva, permette al lettore di immergersi in quei luoghi e di fargli respirare i profumi di salsedine, di pescato, di spezie che si mischiano al puzzo degli scarti del pesce. È una terra, la Sicilia, dalla storia complessa, che ha subito molte invasioni come quella normanna, che è stata invasa dai rivoltosi, che è passata di mano in mano ai potenti di turno: prima i Borbone, poi i Savoia ed è proprio questa la terra che regala fama e potere ai Florio, i quali sapranno capire dove soffia il vento e trarne benefici per il proprio tornaconto economico e sociale.
Un libro che permette, dunque, un’immersione nella storia, che offre una fotografia nitida di una Palermo ottocentesca che colpisce con “ la cattedrale e il palazzo reale che sorgono accanto a sontuose dimore barocche”, con le casupole dei marinai e dei pescatori che si alternano a palazzi imponenti, una città misera, lercia e imponente al tempo stesso.
Quella dei Florio è una famiglia nella quale si avvicendano, nell’arco di tre generazioni, uomini e donne capaci di grandi intuizioni e dal carattere forte, deciso e determinato come quelli di Paolo, Ignazio e Vincenzo che però nulla sarebbero senza le figure femminili che li accompagnano e sostengono.
È una storia di coraggio e ambizione, silenzi e paure, di sentimenti e “magarìe” per dirlo alla siciliana, all’interno di una città dove da sempre convivono grandi capolavori dell’arte e dell’architettura con le casupole che mostrano la miseria più nera. Una Palermo che è raccontata in modo non stereotipato; una capitale in cui ceti popolari e aristocrazia si mischiano e convivono in “un miscuglio di voci e accenti diversi: genovese, toscano, un po’ d’inglese e di napoletano, tutti insieme”.
Si capisce allora, il motivo della fortuna di questo libro che ha travalicato i confini nazionali portandolo ad avere un successo editoriale anche in Inghilterra, Spagna, Olanda, Germania e Francia.

Questa Sicilia raccontata dall’Auci è una terra che affascina i lettori Internazionali, gli stessi che a suo tempo sono stati attratti dai grandi scrittori siciliani e perché inoltre gli stilemi tipici con i quali si costruiscono le saghe familiari. Dopo questo inatteso e clamoroso successo i lettori sono già pronti a leggere gli sviluppi della saga dei Florio.

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