Associare i massacri delle Foibe allo sterminio pianificato dai nazisti dell’intero popolo ebraico nel codice penale? Chi nega la Shoah e i sei milioni di ebrei cancellati dalla faccia della Terra è equiparabile a chi vuole leggere in chiave storica i massacri nell’Italia del nord est tra il 1943 e l’immediato dopoguerra? Per Fabio Boniardi e Massimiliano Panizzut della Lega Salvini Premier gli uni e gli altri sono “negazionisti” alla pari. I due politici hanno firmato una proposta di legge sottoscritta da Simone Billi, della Lega Salvini Premier nella Circoscrizione Estero, Europa che recita: “Aggiungere il riferimento ai massacri delle foibe accanto al riferimento sulla Shoah nell’articolo 604-bis del codice penale”. L’agenzia Askanews riferisce una nota di Billi: “Con questa proposta di legge si vuole rafforzare gli strumenti e le forme disponibili di contrasto dei continui fenomeni di negazionismo, giustificazionismo e riduzionismo del massacro delle foibe che continuano reiteratamente a manifestarsi in occasione di pubbliche celebrazioni e commemorazioni storiche, con grave offesa per la dignità umana, la coscienza collettiva e la memoria storica del nostro Paese”. Aggiunge il leghista nel suo documento: “Sebbene infatti l’attuale formulazione della norma consenta di ascrivere tali fatti specie di reato alla categoria generale dei ‘crimini di genocidio’, dei ‘crimini contro l’umanità’ e dei ‘crimini di guerra’ la previsione espressa della tipologia di reato è considerata necessaria e indispensabile al fine di condannare e contrastare, con assoluta fermezza, chiarezza e coerenza, il fenomeno del negazionismo”.
Tutto ciò è plausibile? È un’operazione strumentale sull’oggi? È legittima? Risponde Eric Gobetti, storico, studioso delle foibe, autore tra l’altro del recente volume “E allora le foibe?” (Laterza, pp. 136, euro 13) (clicca qui per l’intervista).
Gobetti, la Lega propone di associare le Foibe alla Shoah nel codice penale. Come la vede?
Avrei tre ordini di considerazioni. La prima è di metodo. È inaccettabile che la politica decida cosa è avvenuto realmente nella storia e non lo facciano gli storici, al punto da condannare chi non si attiene a una ricostruzione ufficiale. Ciò vale per qualunque vicenda storica, anche per la Shoah. È un fenomeno che si diffonde sempre di più: la politica decide cosa è successo e come bisogna parlare di storia: penso a paesi come la Polonia e l’Ucraina, alle Regioni del Friuli e del Veneto che hanno approvato leggi regionali sulle foibe secondo questa logica. È un fenomeno pericoloso.
La seconda questione?
È di merito. Equiparare Shoah e Foibe è inaccettabile, come ho scritto nel mio libro.
Per quali ragioni?
Sono fenomeni non paragonabili, numericamente, è ovvio, ma anche per la tipologia. In un caso c’è stato il tentativo di sterminare un popolo intero, nell’altro è un caso di repressione politica che colpisce uomini adulti, in gran parte funzionari dello Stato fascista o militari che combattevano dalla parte dei nazisti. Quindi ci sono ragioni storiche, etiche e politiche che rendono questa assimilazione inaccettabile. Da una parte un’ideologia fa dello sterminio una pratica politica, dall’altra è una repressione politica che viene da un movimento di Resistenza che cerca di liberare un Paese, la Jugoslavia, dal fascismo e dal nazismo. Anche queste violenze sono inaccettabili ma si tratta di partigiani che cercano di liberare un Paese da un’invasione, non della volontà per principio di sterminare un popolo. Quindi non ha senso accostare i due fenomeni.
Il terzo elemento per lei qual è?
È il presupposto dei primi due ragionamenti. Anche per la Shoah si deve mantenere la libertà di opinione ma sull’argomento c’è un sostanziale accordo tra storici e politiche delle memorie, le quali raccontano la tragedia nell’ottica degli storici, pur riassumendola e semplificando. Nelle foibe invece vediamo una totale distanza tra il modo in cui la raccontano alcuni politici e i risultati della ricerca storica: per cui si rischia di imporre per via ufficiale una storia falsa. Nella Shoah si racconta la storia vera, chi è negazionista dice bugie ma a mio parere deve avere libertà di dirle. Con le Foibe la questione è capovolta: chi viene considerato negazionista dice la verità e chi vorrebbe portare avanti questa legge e altre simili vorrebbe creare una verità ufficiale dicendo bugie o cose in gran parte sbagliate.
Può fare un esempio?
Le cifre. La Regione Veneto nella sua legge parla di 12mila vittime e chi propone cifre più basse diventa negazionista. Invece tutti gli storici sanno che le vittime sono state al massimo 5mila. La politica parla di genocidio o pulizia etnica, che sono fenomeni diversi da quello delle foibe. Infine nella versione ufficiale che si vorrebbe stabilire per legge manca il contesto: quella era una terra multietnica abitata da centinaia di migliaia di slavi, la Jugoslavia era stata invasa dall’Italia due anni prima e se non si parla dei crimini fascisti e nazisti non si comprende il fenomeno. Per tutte queste ragioni non è accettabile una legge del tipo proposto dalla Lega.