Manhiza, femminista e queer, porta all’Eurovision una Russia diversa dall’oscurantismo di Putin

Manizha è una nota attivista femminista: la sua canzone, ‘Russian Women’, è un inno all’indipendenza delle donne e un appello a non sottomettersi ai canoni di bellezza

Manhiza, femminista e queer, porta all’Eurovision una Russia diversa dall’oscurantismo di Putin
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Giuseppe Cassarà Modifica articolo

12 Maggio 2021 - 16.32


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Lo scorso 31 marzo, a Mosca, la 29enne Manizha Sangin, di origine tajika, ha vinto le selezioni nazionali per rappresentare la Russia all’Eurovision Song Contest, la più grande e importante competizione canora d’Europa, che quest’anno si svolgerà a Rotterdam (per l’Italia gareggeranno i Maneskin, dopo la vittoria a Sanremo).

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A rendere degna di nota questa scelta, basata sul voto popolare (Manizha ha ricevuto oltre il 37% delle preferenze), è il fatto che la cantante, oltre ad essere di origini miste, è una figura molto conosciuta in Russia per avere posizioni parecchio liberali, diametralmente opposte a quelle del governo russo, che come è noto non reagisce bene alle provocazioni degli artisti (basti ricordare cosa successe alle Pussy Riot).

Manizha è una nota attivista femminista: la sua canzone, ‘Russian Women’, è un inno all’indipendenza delle donne e un appello a non sottomettersi ai canoni di bellezza e all’urgenza di trovare un uomo, sposarsi e avere figli. La cantante non è nuova a queste battaglie: nel 2018 lanciò un flash mob, chiamato ‘Beauty Trauma’ e nel corso di un suo concerto invitò le donne a togliersi il make up, facendolo lei stessa e distribuendo asciugamani e salviette per chi volesse unirsi a lei.

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Nel 2019 ha lanciato una campagna social contro la violenza domestica, ideando persino una app per smartphone chiamata ‘Silsila’ (‘minaccia’ in persiano, la lingua del Tajikistan) che, nel caso una donna si senta in pericolo, consente di avvertire automaticamente i soccorsi e le forze dell’ordine semplicemente premendo un pulsante. Legata all’iniziativa, Manizha incise la canzone ‘Mama’, sia in russo che in inglese, e nel videoclip riportava le statistiche dei casi di violenza domestica in Russia. Manhiza ha ribadito che quei dati sono stati raccolti dal suo team e grazie all’aiuto di terze parti, senza alcun appoggio da parte dello Stato.

Infine, Manhiza è un’attivista per la comunità Lgbtqi+ russa, come ha reso chiaro nel video distribuito dalla rivista queer “Otkritiye” (“Open”) nel corso del mese del Pride. Come ha dichiarato lei stessa, in seguito quasi diecimila persone hanno smesso di seguirla sui social.

Come è noto, il governo di Vladimir Putin ha ideato il reato di ‘propaganda omosessuale’, ossia qualsiasi atto o comportamento che possa diffondere la cosiddetta ‘ideologia gender’, un’invenzione delle destre per giustificare la loro omofobia. La comunità Lgbtqi+ in Russia è costantemente sotto attacco della politica, dei media più conservatori e della potente Chiesa ortodossa. Eppure, Manhiza ha trionfato al voto popolare, aprendo una crepa nella narrazione della Russia tradizionalista e conservatrice che il governo di Vladimir Putin porta avanti da anni.

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Le reazioni, ovviamente, non sono mancate: la Presidente del Consiglio Federale russo Valentina Matvienko, molto vicina a Putin, ha dichiarato di non capire come mai abbia vinto questa canzone e di trovare il testo di ‘Russian Woman’ “senza senso”.

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