Cinquant’anni fa, il 6 aprile 1971 a New York, moriva Igor Stravinskj, uno tra i più rivoluzionari compositori del Novecento. Ha trasformato l’orchestrazione tradizionale e ha dato nuova vita al balletto moderno introducendo l’uso di stili compositivi e linguaggi musicali distinti, segnando i compositori dell’epoca e quelli futuri partendo già dai lavori iniziali (“L’uccello di fuoco”, “Petruška” e “La sagra di primavera”).
Stravinskij, nato in Russia nel 1882, naturalizzato statunitense aveva 88 anni quando si spense nel suo appartamento sulla Fifth Avenue a New York. La causa della morte fu un’insufficienza cardiaca a causa di un precedente edema polmonare. Il desiderio di Stravinskij era quello di essere sepolto nella città di Venezia, nel settore ortodosso del cimitero monumentale dell’isola di San Michele, accanto alla tomba di Sergej Djagilev (1872-1929), suo collaboratore per molto tempo e direttore artistico di spettacoli di danza, famoso per aver istituito la compagnia dei Ballets Russes.
I funerali del musicista russo si tennero, in forma solenne, il successivo 15 aprile in una giornata di sole a Venezia. Vennero trasmessi in diretta televisiva su Rai Uno. Il feretro giunse alla basilica dei Santi Giovanni e Paolo, dove si celebrò il rito funebre cristiano ortodosso, in gondola. Venne eseguito dall’orchestra della Fenice e quella della Rai insieme al coro, il “Requiem” di Alessandro Scarlatti e il “Requiem Canticles” del musicista russo sotto la direzione di Robert Craft.
All’interno e fuori dalla basilica si riunirono oltre tremila persone che si strinsero ai famigliari presenti: la moglie Vera, tre figli, nuore e nipoti. Le cronache dell’epoca riportano la presenza del poeta statunitense Ezra Pound, della mecenate e collezionista statunitense Peggy Guggenheim, il compositore polacco Krzysztof Penderecki e il musicista russo Nicolas Nabokov. A rito concluso, il feretro fu trasportato sempre in gondola all’isola di San Michele.
La città di Venezia onorò più di ogni altra città italiana le composizioni religiose di Stravinskij, più di tutti il “Canticum Sacrum” (in latino), dono personale del musicista alla laguna di Venezia e alla musica del Rinascimento. Per Stravinskij il latino era la lingua della pratica religiosa.
Nel 1956 il cardinale Angelo Roncalli, allora patriarca di Venezia e futuro papa Giovanni XXIII, realizzò il desiderio di Stravinskij di iniziare la basilica di San Marco alla musica orchestrale. Il successo fu immenso. Il cardinale Roncalli fece inoltre installare degli altoparlanti in piazza San Marco per permettere ai cittadini di ascoltare la musica di Stravinskij, trasformando la piazza in una sala concerti.
Rai Cultura celebra Igor Stravinskij a cinquant’anni dalla sua morte con una programmazione speciale, che andrà in onda su Rai5 ogni pomeriggio dal 5 al 10 aprile. Si comincia lunedì 5 aprile alle 17:45 su Rai5 con l’Oedipus Rex di Igor Stravinskij. L’opera-oratorio composta in due atti è stata realizzata nel 1927 su un testo di Jean Cocteau tratto dalla tragedia di Sofocle, tradotto in latino da Jean Daniélou. All’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai diretta da Juray Valčuha è stata assegnata l’esecuzione. Il mito greco richiamato da Stravinskij è la voce dell’attore pluri-premiato Toni Servillo, che ha ricevuto nel 2013 l’European Film Awards come migliore attore grazie alla sua interpretazione nel film premio Oscar “La Grande bellezza” di Paolo Sorrentino.